immigrati“Sono inorridito e ferito per la morte di rifugiati e migranti nel Mediterraneo e in Europa”. “È necessario fare di più. Incoraggio tutti i governi ad offrire risposte comprensive, ad aumentare il numero di canali sicuri e legali per la migrazione e ad agire con umanità, compassione e nel rispetto dei loro obblighi internazionali”. A lanciare l’appello, e ad annunciare uno specifico vertice il 30 settembre al Palazzo di vetro, è stato nelle ore scorse il segretario generale dell‘Onu, Ban Ki-moon, a seguito dei ritrovamenti di migranti morti in mare, in camion e stive di navi, per lo più siriani in cerca di asilo, tra cui diversi bambini. “Nonostante gli sforzi concertati e lodevoli degli Stati europei, che hanno già salvato decine di migliaia di vite – ha detto – il Mediterraneo continua ad essere una trappola mortale per rifugiati e migranti. Queste tragedie ripetute mettono in evidenza la crudeltà dei trafficanti di uomini” e “sottolineano anche la disperazione delle persone che cercano protezione e una nuova vita”. Ricordando che gran parte di chi intraprende questi pericolosi viaggi è costituita da rifugiati che fuggono da Siria, Iraq e Afghanistan, il segretario Onu sottolinea: “Il diritto internazionale afferma – e gli Stati hanno da tempo riconosciuto – il diritto dei rifugiati a protezione e asilo politico”.

“Quando si parla di richieste d‘asilo – il monito del segretario Onu -, gli Stati non possono fare distinzioni sulla base della religione o di altre identità, né possono forzare i migranti a rientrare nei posti da cui scappano se vi sono ragioni fondate di persecuzione. Non è solamente una questione di diritto internazionale, è nostro dovere in qualità di esseri umani”. “È necessario fare di più”, insiste Ban Ki-moon sottolineando che l‘alto numero di rifugiati e di migranti “è solo il sintomo di problemi più profondi – conflitti incessanti, gravi violazioni dei diritti umani, tangibili fallimenti governativi e dure repressioni”. Alla comunità internazionale, Ban chiede anche “grande determinazione nel risolvere i conflitti e altri problemi che lasciano alle persone nessun‘altra scelta se non quella di fuggire. Se falliamo in questo compito, il numero delle persone costrette a migrare – più di 40 mila al giorno – crescerà soltanto. Questa è una tragedia umana che richiede una decisa riposta politica collettiva. É una crisi di solidarietà, non di numeri”. Auspicando che la questione sia “il focus e la priorità dei leader che si riuniranno al quartiere generale delle Nazioni unite il mese prossimo per l‘inizio dell‘Assemblea generale”, il segretario ha annunciato uno specifico vertice il 30 settembre.

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