Alessandra Ferraro intervista

RIPATRANSONE – La chiesa di Sant’Agostino di Ripatransone è sede del museo Diocesano. Uno dei luoghi di cultura più belli delle Marche, tra il Manierismo e il Rinascimento del Pagani e del De Magistris e la pittura neoclassica del Ricci.

Tra questi capolavori dell’arte che fanno di Ripa uno dei centri più apprezzati del turismo diocesano, è stato presentato nella serata di lunedì 24 agosto il testo “Non guardate la vita dal balcone – Francesco testimone di speranza” di Alessandra Ferraro, figlia di Gianni Ferraro direttore e fondatore de il Videogiornale.it dell’Università di Torino, attualmente vicecaporedattore della TGR Val d’Aosta.

Come è nato questo testo?

“Non guardate la vita dal balcone” è nato proprio da una frase di Papa Francesco. Una frase che ha rivolto ai giovani universitari e che io ho ritenuto rendere necessario estendere un po’ a tutti perché credo che tutti noi non dobbiamo guardare la vita dal balcone. Papa Francesco dice se voi continuate a guardare la vita dal balcone, come oggi siamo portati a fare, perché la crisi economica, le difficoltà quotidiane ci piegano e quindi ci fanno restare fermi, non diventerete – dice Papa Francesco – mai protagonisti della vostra storia e quindi alla fine avrete passato una vita senza senso, una non vita, sarete finiti nella coda della storia. Mi piaceva molto questa frase di Papa Francesco perché è una frase forte, bella, da stimolo, da invito a diventare protagonisti del nostro domani, del nostro futuro”.

Questo testo, ci tieni a dire, non è un racconto del pontificato di Papa Francesco, bensì un racconto delle sue azioni fin dai tempi di Buenos Aires. Ci puoi raccontare qualche aneddoto?

“Si, il racconto dell’uomo Francesco e non soltanto di chi è Papa Francesco. L’uomo Francesco che si esprime con un gesto molto forte, il giorno del suo compleanno, il 17 dicembre, decide di voler trascorrere questa giornata così speciale che in genere noi trascorriamo con le persone a noi piu care, più intime, più familiari, con tre senza tetto, tre barboni, che va a cercare tramite il suo segretario particolare in Via della Conciliazione a Roma. Questi tre barboni quando ricevono l’invito dal suo segretario quasi non ci credono, immaginate l’espressione di questi tre ultimi, senza tetto, disperezzati dalla società che vengono invece accolti alla mensa di Papa Francesco. Passeranno una giornata insieme al Pontefice il giorno del suo compleanno, un gesto fortissimo che mi ha interrogata e credo che interroghi come me molte altre persone inanzitutto come cristiana. Ecco, io sarei in grado di aprire la porta della mia casa, non dico nel giorno del mio compleanno, ma un giorno qualunque a quelli che consideriamo gli ultimi a quelli che la società respinge e che non guarda. Questi sono i gesti forti di Papa Francesco”.

Sei piemontese di nascita, lavori in Val D’Aosta. Puoi raccontarci il contesto cattolico in questa magnifica regione?

“Sicuramente è un contesto ricco, vivace, in ogni piccolo paese in Valle d’Aosta (ci sono 74 comuni) c’è almeno una chiesa parrocchiale. E quindi un contesto piccolo, ma interessante, vivace ed è la chiesa di montagna. La chiesa di montagna è la chiesa semplice, la chiesa familiare, la chiesa davvero che non conosce apparato. In questa Chiesa, c’è n’è una in particolare che mi piace ricordare, è la Chiesa di Introd, che è stata visitata ben 13 volte da Papa Giovanni Paolo II che trascorreva lì nel villaggio di Les Combes le sue vacanze e poi da Papa Benedetto XVI. Pensate, Papa Benedetto proprio in questa piccola chiesa di montagna ha voluto incontrare nel 2008 tutto il clero valdostano e affrontare tematiche importante e delicate per il futuro e per la vita della Chiesa. Questa è la Chiesa che racconta la realtà diocesana della Valle d’Aosta”.

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