PapaÈ davvero un ritorno a casa per Papa Francesco la visita in Ecuador, Bolivia – vi arriverà nel pomeriggio, la notte in Italia – e, successivamente, Paraguay. Lo si è visto sin dai primi momenti della sua presenza a Quito domenica scorsa. Ci sono dei fuori programma che fanno subito capire questa familiarità, questo sentirsi della famiglia.
La prima immagine è legata all’uscita mattutina del Papa dalla residenza del nunzio apostolico. Si apre il cancello di ferro e subito le persone che sono presenti, si stringono attorno al Papa. C’è chi ha una lettera, un pensiero da dargli; chi, invece, porta le ferite della sua esistenza o quelle di un suo parente. Ieri mattina vi erano anche dei ragazzi, alcuni portatori di handicap, che si sono quasi lanciati ad abbracciare il Papa, il quale, senza scomporsi, li ha stretti a sé. Poi eccolo salutare le guardie che hanno trascorso diverse ore a controllare che nessuno infastidisse il riposo del Papa; per tutti ha una parola di ringraziamento e di buona giornata. Tra le persone, oggi anche una suora aveva tra le mani una decina di rosari da far benedire al Papa. E un’altra non ha resistito al selfie.
Piccoli fuori programma del primo gesuita diventato parroco del mondo. Come la tenerezza con la quale accompagna i suoi sorrisi, i suoi gesti con le persone malate. Nella chiesa dei gesuiti a Quito, Francesco ha anche incontrato un suo anziano professore, oggi di novantasei anni. Era seduto su una sedia a rotelle e il Papa non ci ha pensato due volte e lo ha abbracciato con una tenerezza che commuove.
Un altro fuori programma nella serata di ieri alla chiesa dedicata a san Francesco; prima una donna, poi una ragazza diversamente abile si sono fatte avanti per abbracciare il Papa. E lui non si nega, anzi sembra quasi invitare le persone a compiere questo gesto. Piccoli fuori programma, dicevamo, che però fanno dire alla gente: si sente a casa, è tornato nella sua famiglia.

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