Schizzata al 67,9% la disoccupazione giovanile nella Striscia di Gaza a un anno dall’inizio dell’operazione “Protective Edge”, con il Pil crollato di 3.9 miliardi di dollari e 19mila case da ricostruire, con l’80% della popolazione che dipende dagli aiuti umanitari. È la denuncia di Oxfam Italia che in una nota dichiara che “a un anno dalla fine della guerra, ancora pochissimo è stato fatto per sostenere la ripresa di Gaza”. Una “crisi occupazionale che colpisce anche i laureati. Sempre più giovani in cerca di un lavoro rischiano la vita, scavalcando le recinzioni al confine con Israele”. Inoltre, secondo Oxfam, 300mila sono i giovani bisognosi di assistenza per superare i traumi dovuti ai conflitti e agli 8 anni di blocco israeliano. Nonostante i bisogni urgenti di ricostruzione dettati dall’ultimo conflitto, il numero di persone impiegate nel settore delle costruzioni è sceso oltre il 50%. La produzione agricola è diminuita del 31% nell’ultimo anno. Gli stipendi sono scesi in media del 15%, nei settori della pesca e dell’agricoltura il calo arriva al 26%. Per Riccardo Sansone, responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, “se si vuole raggiungere una pace stabile nella regione è necessario dare ai giovani la possibilità di immaginare un futuro migliore. Sarà possibile costruire una pace duratura solo permettendo la ripresa economica con la fine del blocco israeliano”.

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