Queste e tante altre curiosità si trovano nel bel libro Mangiare da Dio scritto a quattro mani da don Andrea Ciucci e da don Paolo Sartor. I due preti buongustai giungono così al terzo volume dedicato al rapporto religione-cibo dopo A tavola con Abramo (2012) e In cucina con i Santi (2013).

Mangiare da Dio, come suggerisce il sottotitolo 50 ricette da San Paolo a Papa Francesco, racconta la Storia della Chiesa sotto la prospettiva culinaria. Gli autori, seguendo la tradizionale suddivisione della Storia della Chiesa (antica, medioevale, moderna e contemporanea), hanno diviso il libro in quattro parti, proponendo ricette ad hoc.

Se per qualche animo puritano l’accostamento della religione al cibo può sembrare azzardato, è necessario ricordare, come qualcuno ha già detto, che Gesù le cose più belle le ha fatte a tavola! Ed è davvero così: basta pensare al miracolo dell’acqua trasformata in vino a Cana, ai pasti consumati assieme ai peccatori, per arrivare al dono di sé attraverso i segni del pane e del vino durante l’Ultima Cena.

È impossibile non soffermarsi sulla modalità che Gesù ha scelto di comunicarsi a noi attraverso la via del cibo e questo può destare meraviglia, stupore e addirittura scandalo, come ci racconta Giovanni nel suo vangelo (cfr. Gv 6). Egli ha anche parlato di se stesso come “il pane vivo sceso dal cielo”. Perché Gesù, fra tante vie, ha scelto proprio questa?

Innanzitutto il cibo, come è ovvio, ci nutre e ci fa vivere, quindi, è come se egli ci volesse dire: “Voi avete bisogno di me come il cibo che mangiare, sono indispensabile per la vostra vita”. In secondo luogo il cibo crea livelli di prossimità: pensiamo a tutte quelle volte in cui andiamo a mangiare una pizza con gli amici, oppure quando, per corteggiare una donna la invitiamo a cena: il cibo crea unione e familiarità fra coloro che si siedono a tavola. Per questo, quando partecipiamo all’Eucaristia, noi ci cibiamo del suo corpo e del suo sangue per diventare tutti una cosa sola con lui.

Il volume mostra come, nel corso dei secoli, anche i discepoli di Gesù abbiano dato molta importanza al cibo. Basta pensare alle ricette dispensate da Benedetto da Norcia per i suoi monaci che consumavano i pasti ascoltando brani della scrittura sulla scia delle parole di Gesù “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Ma pensiamo anche al cibo frugale che accompagnava e sosteneva i pellegrini diretti verso Santiago, Roma o Gerusalemme.

Il volume, che non tralascia ricette “ecumeniche”, si chiude con due pietanze particolarmente care a Benedetto XVI e a Francesco.

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