MacerataFoto di Matteo Galieni

MACERATA – Arrivare a Macerata da Roma. Arrivare allo Sferisterio e nella “dotta delle Marche” da San Pietro e dall’Anfiteatro Flavio. Oggi pullman a due piani, quadrilateri e littorine, permettono il collegamento tra i due centri, accomunati dal valore pontificio alla vigilia dell’unità.

Quando i motori e le macchine a vapore erano ancora in fasce e la trazione animale la faceva da padrone, Macerata era collegata dalla Via Lauretana, itinerario che collegava la Capitale con il centro mariano di Loreto.

I viaggiatori ed i pellegrini attraversavano il borgo di Sforzacosta e i risalivano sul colle di Santa Croce, per poi discendere in corso Cavour dove potevano fare stazione, fuori dalla porta Romana.

Mezzo millennio dopo, la Via Lauretana Maceratese è stata ripercorsa da chi sarà incaricato a farla conoscere. San Giuliano, Santa Maria della Misericordia e altri punti sparsi per la città, sono stati oggetto del cammino “Di Chiesa in Chiesa”, organizzato dal laboratorio di WebMarketing Turistico del Corso di Laurea Magistrale in progettazione e gestione dei sistemi turistici della locale Università, diretto da Gianluigi Corinto.

Duemila metri camminando tra chiese di vari stili, in cui gli studenti sono stati accompagnati da esperti quali Giacomo Alimenti, Germano Marconi, Mariella Troscé ed Edoardo Bressan, docente di Storia Contemporanea presso il Polo Bertelli.

Le immagini che vedete si riferiscono ai sotterranei della Chiesa di San Paolo, in Via Don Minzoni, fondata nel 1691, luogo di fondazione della Confraternita del Santo Sepolcro e luogo simbolo del Venerdi santo maceratese. Da queste parti sostavano in preghiera i pellegrini, innanzi a un crocefisso che la tradizione lo considera come miracoloso, rimasto in piedi tra le macerie all’indomani di un terremoto.

Passando per Piazza della Libertà si attraversa Corso della Repubblica per arrivare al capolavoro del Contini: la Chiesa di San Filippo Neri, riaperta al culto tre anni or sono e risalente al Settecento. Uno scrigno d’arte barocca e settecentesca, nella crocefissione del Mancini, nel San Gaertano da Thiene e nel Sant’Anna e i Santi del Donnini in cui Maria bambina è tra le braccia di Sua madre con accanto San Gioacchino e gli angeli.

Queste sono le chiese maceratesi, un modo per scoprire il fascino della città 365 giorni l’anno nella teatralità dello sferisterio e tra un libro e un altro.

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