5GZ_5112pda Passo del Brennero, Diego Andreatta

Migliaia di persone, soprattutto turisti in transito da e per l’Italia, si fermano ogni giorno per fare shopping al mercato o negli outlet: per loro il Passo del Brennero è un’amena località sudtirolese di frontiera, dai prodotti tipici a buon prezzo, dove il cippo confinario austroungarico viene fotografato solo come cimelio del tempo che fu.

Tutt’altro significato ha avuto nelle ultime settimane questa strettoia per centinaia di profughi – per lo più nordafricani e siriani – che hanno raggiunto il Brennero come tappa tra Italia e Austria nel loro esodo verso i Paesi nordici, Svezia in particolare. Molti di loro, alla vigilia del vertice in Baviera dei G7, hanno dovuto fare i conti con la sospensione del Trattato di Schengen decisa dalle autorità tedesche (ufficialmente per motivi di sicurezza) e il conseguente respingimento (in gergo tecnico “riammissione”) nella vicina Austria: da lì, per effetto domino, i profughi venivano riportati sui pullmini e scortati sui treni proprio al Passo del Brennero o a Bolzano dove all’inizio del mese la situazione si è fatta potenzialmente esplosiva.

Non si è ancora verificato un altro “caso-Ventimiglia” per due evidenti ragioni: la promessa temporaneità di questo blocco – la Germania l’ha sospeso ed ora dovrà adeguarsi anche l’Austria – ma soprattutto l’opera di prevenzione informativa condotta dalle Forze di polizia, della Protezione civile e anche dalla fitta rete del volontariato altoatesino con Caritas, San Vincenzo e l’associazione “Volontarius”: ai migranti era stato comunicato in anticipo che avrebbero raggiunto il valico rischiando di dover passare qualche giornata al freddo in condizioni difficili.

E così la struttura a due passi dalla stazione affittata dalla Provincia autonoma di Bolzano attraverso la comunità territoriale di Vipptal si è riempita nei suoi cento posti letto solo in alcune notti ma non ha mai raggiunto il livello di saturazione. I venti giovani di “Volontarius”, l’associazione che opera con la regia dell’assessorato provinciale al servizio sociale, hanno garantito panini e tè caldo a chi sostava in stazione, la possibilità di farsi una doccia o rifocillarsi in vista della ripartenza. “Non si sono quindi realizzati i timori che erano stati espressi in merito all’inasprimento dei controlli alla frontiera in concomitanza con il G7 in Germania”, è il bilancio ancora provvisorio dell’assessora competente Martha Stocker, che mette in evidenza gli sforzi congiunti attuati attorno al Tavolo di coordinamento composto da rappresentanti della Provincia, dello Stato, del Commissariato del Governo e della Questura e le organizzazioni di volontariato proseguono il loro lavoro con il coordinamento della Provincia”. Quasi un centinaio i volontari che operano a Bolzano dove in stazione sono stati allestiti due locali (infermeria e refettorio) per un’accoglienza attenta. “La popolazione locale ha risposto con generosità anche nella fase dell’allestimento della struttura al Brennero”, dice Christina Tinkhauser, coordinatrice dell’accoglienza al Passo del Brennero, mentre gli operatori di “Volontarius” sottolineano l’importanza di dare informazioni corrette ai profughi: “Arrivano qui al Passo molto stanchi, spesso provati dalle esperienze precedenti. Sanno di non dover rimanere in Italia, ma chiedono di potersi riposare prima di ripartire verso realtà più sicure”. Un panino, una sigaretta, anche solo qualche parola nella loro lingua (magari con l’addetto alle pulizie della stazione, Alì, di origine egiziana) possono essere un motivo di conforto e un aiuto al discernimento. Per non cercare pericolose scorciatoie nei boschi e nelle gallerie autostradali oppure imprese clandestine a bordo dei Tir.

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