Corpus Domini (25)DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza sulle letture di domenica 6 giugno.

Mentre nel calendario feriale il tempo ordinario è ormai ripreso da due settimane, la liturgia domenicale si “attarda” nella celebrazione di due solennità che, certamente, scaturiscono dalla Pasqua, e che ci permettono di accrescere la nostra consapevolezza credente di uomini e donne chiamati ad aprire la propria vita alla grazia del mistero pasquale e a conferire uno spessore diverso, da persone “risorte”, alle vicende della nostra storia, personale e collettiva.
Così domenica scorsa ci siamo trovati avvolti, penetrati e attraversati dal mistero di comunione amorosa della Trinità, e questa domenica la liturgia ci conduce alle stesse sorgenti della nostra vita in Dio: il Corpo e il Sangue di Cristo.

In particolare, le letture dell’anno B, si soffermano sulla realtà del sangue, già protagonista dell’Antica Alleanza conclusa dal Signore con Israele per mezzo di Mosé, dopo che sul monte Sinai aveva ricevuto dal Signore le Dieci Parole.

Per la nostra sensibilità, un rito come quello descritto nella prima lettura, in cui si suggella l’Alleanza mediante l’aspersione del popolo col sangue degli animali sacrificati può risultare un po’ sgradevole, eppure il suo significato è fondamentale: il sangue, nella Bibbia, è la sede della vita e stringere un “patto di sangue” vuol dire legare strettamente in una le vite dei contraenti, di Dio e del suo popolo.
Tuttavia, dice la lettera agli Ebrei, da cui è tratta la II^ lettura, questo sacrificio era soltanto “figura” di quello vero, poiché è nel sangue di Cristo, «il quale mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio», che si compie una volta per sempre la nostra redenzione.
Le parole e i gesti di Gesù, che nell’ultima cena «prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro … poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti», istituiscono la Nuova Alleanza in cui Cristo ci comunica il suo corpo e il suo sangue, ci trasforma nella sua carne e ci fa scorrere nelle vene il suo sangue, cosicché adesso siamo con-sanguinei, fratelli di sangue di Gesù, figli di Dio e di Lui eredi; e in questa unità più niente ci separa da niente e da nessuno.
Vivere da risorti è sentire la vita di Cristo palpitare nelle proprie vene, è riconoscere in ogni uomo un fratello in virtù del sangue di Cristo, è considerare l’umanità come la propria famiglia, è generare sempre altra vita unendosi all’offerta del Cristo, nel dono totale di sé, come Gesù, come gli Apostoli, come i martiri di ieri e di oggi, chicchi di grano caduti nella terra per portare molto frutto, per noi e per tutti.

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