PapaDi Salvatore Cernuzio

Mentre il mondo cattolico guarda “sconfitto” al risultato del referendum sulle nozze gay in Irlanda, Papa Francesco rivolge lo sguardo altrove e, nell’Udienza generale di oggi, preferisce concentrarsi su un tema di minor portata e apparentemente di poca importanza, quale è il fidanzamento.

Un tema che, invece, non è banale per nulla visto che è proprio in quegli anni di amore, di conoscenza e di affetto reciproco tra due persone, di fiducia, confidenza e affidabilità, che si pongono le basi per un futuro matrimonio, e quindi una futura famiglia, e quindi una “cellula fondamentale della società”, come diceva un Santo Papa.

La catechesi di Bergoglio snocciola pertanto, uno ad uno, gli aspetti legati al fidanzamento in modo da comprenderne la rilevanza. A cominciare da quello primario, ovvero il fidanzamento come “cammino”: cammino di graduale di preparazione al matrimonio. E proprio in quanto percorso da compiere insieme, per passi e non per salti, le tappe del fidanziamento non vanno “bruciate”, anche se c’è un mondo dietro che impone la regola del “tutto e subito”.

Il fidanzamento – afferma infatti il Santo Padre  – significa prendere “confidenza con la vocazione che Dio dona, perché il matrimonio è anzitutto la scoperta di una chiamata di Dio”. E certamente “è una cosa bella che oggi i giovani possano scegliere di sposarsi sulla base di un amore reciproco”. Tuttavia, tale “libertà del legame” – evidenzia il Pontefice – “richiede una consapevole armonia della decisione, non solo una semplice intesa dell’attrazione o del sentimento, di un momento, di un tempo breve…”. Richiede “un cammino”, appunto.

E in questo cammino – spiega Francesco – “l’uomo ‘impara’ la donna imparando questadonna, la sua fidanzata; e la donna “impara” l’uomo imparando questo uomo, il suo fidanzato”. Un apprendimento che non va per nulla sottovalutato, ma che anzi è “un impegno bello” che “l’amore stesso lo richiede”.

Perché infatti, bando alle ciance, l’amore “non è soltanto una felicità spensierata, un’emozione incantata..”, dice il Santo Padre, bensì un’“alleanza” d’amore “tra l’uomo e la donna”, una “alleanza per la vita” che, pertanto, “non si  improvvisa, non si fa da un giorno all’altro”, ma “si impara e si affina”.

“Non c’è il matrimonio express”, rimarca infatti Begoglio, “bisogna lavorare sull’amore, bisogna camminare”. Dunque questa alleanza d’amore uomo-donna si può definire “un’alleanza artigianale”, che scaturisce quasi in “un miracolo”. Come definire altrimenti il “fare di due vite una vita sola”, se non “un miracolo della libertà e del cuore, affidato alla fede”? Allora, osserva il Papa, “dovremo forse impegnarci di più su questo punto”, perché le nostre “coordinate sentimentali” sono andate fuori strada, lasciando vincere invece “chi pretende di volere tutto e subito”. Il problema è costui “poi cede anche su tutto – e subito – alla prima difficoltà (o alla prima occasione)”.

“Non c’è speranza per la fiducia e la fedeltà del dono di sé, se prevale l’abitudine a consumare l’amore come una specie di ‘integratore’ del benessere psico-fisico”, afferma Bergoglio. “L’amore non è questo!”, esclama, e il fidanzamento serve proprio a mettere a fuoco “la volontà di custodire insieme qualcosa che mai dovrà essere comprato o venduto, tradito o abbandonato, per quanto allettante possa essere l’offerta”.

Il Papa rimanda quindi i fidanzati di tutto il mondo alla lettura della Bibbia, dove Dio, “quando parla dell’alleanza con il suo Popolo, lo fa in termine di fidanzamento”, che sfocia poi in un matrimonio attraverso Gesù Cristo.

Ai fidanzati italiani, in particolare, oltre alla Sacra Scrittura, ricorda “un capolavoro sul fidanzamento” che sono I Promessi sposi di Alessandro Manzoni. Un’opera, secondo il Vescovo di Roma, che tutti i ragazzi dovrebbero conoscere e leggere, in quanto “capolavoro dove si racconta la storia dei fidanzati che hanno subito tanto dolore, hanno fatto una strada di tante difficoltà fino ad arrivare alla fine, al matrimonio”. “Leggetelo e vedrete la bellezza e anche al sofferenza, ma la fedeltà dei fidanzati”, esorta il Santo Padre.

Passa quindi a riflettere sulla “distinzione tra l’essere fidanzati e l’essere sposi”, in riferimento, cioè, alla castità prematrimoniale prevista dalla morale cattolica. Un aspetto che la Chiesa da sempre custodisce “in vista della delicatezza e della profondità di questa verifica”. Ma, al contempo, un argomento delicato, considerate le stime che dicono che l’80% dei corsi di preparazione al matrimonio è composto da coppie conviventi, magari con figli.

Francesco parla perciò con cautela, senza rinunciare alla sua tipica schiettezza, e proprio rimarcando il contributo dei corsi prematrimoniali, afferma: “Noi vediamo tante coppie che magari arrivano al corso un po’ controvoglia e che tuttavia dopo sono contente e ringraziano, perché in effetti hanno trovato lì l’occasione – spesso  l’unica! – per riflettere sulla loro esperienza in termini non banali”.

“Sì – osserva il Pontefice – molte coppie stanno insieme tanto tempo, magari anche nell’intimità, a volte convivendo, ma non si conoscono veramente. Sembra strano, ma l’esperienza dimostra che è così”. Per questo, aggiunge, “va rivalutato il fidanzamento come tempo di conoscenza reciproca e di condivisione di un progetto. Il cammino di preparazione al matrimonio va impostato in questa prospettiva, avvalendosi anche della testimonianza semplice ma intensa di coniugi cristiani”.

Attenzione perciò a “disprezzare a cuor leggero questo saggio insegnamento”, che “si nutre anche dell’esperienza dell’amore coniugale felicemente vissuto”. “I simboli forti del corpo detengono le chiavi dell’anima – ammonisce il Papa – non possiamo trattare i legami della carne con leggerezza, senza aprire qualche durevole ferita nello spirito”.

È vero che contro questo remano una cultura e una società “diventate piuttosto indifferenti alla delicatezza e alla serietà di questo passaggio”. D’altra parte, riconosce Francesco, “non si può dire che siano generose con i giovani che sono seriamente intenzionati a metter su casa e mettere al mondo figli! Anzi, spesso pongono mille ostacoli, mentali e pratici”.

Bisogna tuttavia restare sereni e ricordare che “il fidanzamento è un percorso di vita che deve maturare come la frutta, è una strada di maturazione nell’amore, fino al momento che diventa matrimonio”. Per farlo, farà bene ai fidanzati puntare sulla Bibbia – ribadisce il Santo Padre – “da riscoprire insieme, in maniera consapevole”, e anche sulla preghiera liturgica e “domestica” e sulla “fraternità con i poveri, e con i bisognosi, che ci provocano alla sobrietà e alla condivisione”.

Soprattutto, conclude il Papa, è necessario affidarsi alla Madonna. Per questo, prima di terminare la catechesi, invita la folla in piazza San Pietro a pregare la Santa Famiglia di Nazareth, recitando una “Ave Maria” per tutti i fidanzati “perché possano capire la bellezza di questo cammino verso il matrimonio”. Esorta, quindi, ogni coppia a dirsi l’un l’altro: “Ti farò mia sposa, ti farò mio sposo”, vivendo tutto il percorso di preparazione senza che tappe del cammino siano “bruciate”.

A braccio, infine, conclude: “Il tempo del fidanzamento può diventare davvero un tempo di iniziazione, a cosa? Alla sorpresa! Alla sorpresa dei doni spirituali con i quali il Signore, tramite la Chiesa, arricchisce l’orizzonte della nuova famiglia che si dispone a vivere nella sua benedizione”. E ai fidanzati che sono in piazza, Francesco quindi augura: “Buona strada di fidanzamento!”.

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