PapaCITTÀ DEL VATICANO – In occasione della Solennità della Pentecoste il Santo Padre, prima di recitare il Regina Caeli, ha meditato sul dono dello Spirito Santo chr ha mutato i sentimenti dei discepoli di Gesù, infatti, nel brano degli Atti si può vedere come “alla paura subentra il coraggio, la chiusura cede il posto all’annuncio e ogni dubbio viene scacciato dalla fede piena d’amore”.

Tale cambiamento, ha continuato Papa Francesco, necessariamente ha una ricaduta anche all’esterno della comunità cristiana: “Quell’evento, che cambia il cuore e la vita degli Apostoli e degli altri discepoli, si ripercuote subito al di fuori del Cenacolo. Infatti, quella porta tenuta chiusa per cinquanta giorni finalmente viene spalancata e la prima Comunità cristiana, non più ripiegata su se stessa, inizia a parlare alle folle di diversa provenienza delle grandi cose che Dio ha fatto, cioè della Risurrezione di Gesù, che era stato crocifisso”.

Coloro che prestano attenzione agli apostoli ascoltano nelle proprie lingue la buona novella e questo significa che “La Chiesa non nasce isolata, nasce universale, una, cattolica, con una identità precisa ma aperta a tutti, non chiusa, un’identità che abbraccia il mondo intero, senza escludere nessuno”.

La pentecoste si rinnova ancora nella Chiesa: “Come quel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo è effuso continuamente anche oggi sulla Chiesa e su ciascuno di noi perché usciamo dalle nostre mediocrità e dalle nostre chiusure e comunichiamo al mondo intero l’amore misericordioso del Signore”.

Ciò permette di individuare quale sia il compito della comunità ecclesiale: “Comunicare l’amore misericordioso del Signore: questa è la nostra missione! Anche a noi sono dati in dono la “lingua” del Vangelo e il “fuoco” dello Spirito Santo, perché mentre annunciamo Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi, scaldiamo il nostro cuore e anche il cuore dei popoli avvicinandoli a Lui, via, verità e vita”.

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