BagnascoDi M. M. Nicolais
È iniziata con un annuncio, la prolusione pronunciata dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, all’inizio della seconda giornata della 68ª Assemblea dei vescovi: il 3 ottobre, vigilia dell’Assemblea ordinaria del Sinodo sulla famiglia, la Chiesa italiana – come aveva fatto per la fase straordinaria – promuoverà una Veglia alla presenza del Papa, che ieri ha aperto l’assise episcopale in corso in Vaticano fino a giovedì. Nella prolusione, uno sguardo a tutto campo sulle questioni più scottanti in agenda, all’interno di uno scenario internazionale che chiede in primo luogo di “isolare” l’Isis e di porre fine alle persecuzioni dei cristiani, ma anche di contrastare gli scafisti, “criminali dell’umanità” con misure meno avare di quelle messe finora in campo dall’Europa. Sul fronte interno, la disoccupazione, “piaga del nostro tempo” resta “la preoccupazione principale della gente”, che incombe in primo luogo sui giovani, minacciati anche dalla dipendenza dell’alcol e il gioco d’azzardo, che in Italia totalizza ormai il terzo fatturato dopo quelli di Eni ed Enel. A proposito di “buona scuola”, il cardinale Bagnasco ha pronunciato un netto “no” alla scuola “dell’indottrinamento e della colonizzazione ideologica”, auspicando una scuola finalmente libera – anche dalla teoria del gender – in cui statali e paritarie vengano riconosciute come parte integrante del sistema d’istruzione. Un capitolo a parte meritano le questioni legate alla famiglia: Il ddl sulle unioni libere mette in discussione “la natura stessa del matrimonio”, l’utero in affitto alimenta la “cultura dello scarto”, il divorzio breve è preludio al “divorzio lampo”. Sullo sfondo, nonostante tutto, uno sguardo nutrito di costante fiducia: “Se la terra non implode è grazie non tanto alle Carte dei potenti, ma all’eroismo nascosto e concreto degli umili. I Grandi condizionano la storia, ma sono i piccoli che la scrivono in profondità”.
“Isolare”: questa “dovrebbe essere la parola d’ordine” per arginare l’offensiva dell’Isis e porre fine alla persecuzione dei cristiani. “Le soluzioni non sono semplici”, ma la diplomazia può fare “molto di più. In primo luogo, occorre “isolare il fanatismo omicida dell’Isis e similari sul piano dell’opinione pubblica mondiale con una reiterata condanna: nessuno giustifichi con le parole o con il silenzio”. In secondo luogo, bisogna “troncare ogni rapporto economico o geopolitico pubblico e, soprattutto, segreto: nessuno commerci con la vita umana!”.
“La preoccupazione fondamentale della gente resta l’occupazione”, “ancora amplissima e in certe zone crescente”, con conseguenze drammatiche soprattutto sui giovani: “i segnali di ripresa sembrano essere reali nella macroeconomia, ma la disoccupazione resta la piaga del nostro tempo”. Per Bagnasco, “sanare vuol dire innovare. Sullo sviluppo, sulla continua e veloce innovazione, è necessario che i politici concentrino tutte le loro energie e il loro tempo: di questo dovranno rendere conto severo ai cittadini che li hanno eletti”. È il lavoro “il problema vero, più urgente e drammatico, della gente: nessuno faccia affidamento sull’arte di arrangiarsi. È’ questa la vera bandiera da guardare oggi e per cui impiegare ogni energia, non altre che sono chiaramente di parte e non urgenti”. L’auspicio è che “la grande vetrina dell’Expo di Milano rappresenti un’occasione” propizia.
Gli scafisti sono “criminali dell’umanità, disposti a uccidere con lucida e cinica programmazione”. “Finalmente”, l’Europa “sembra aver dato un colpo”. Per la Chiesa italiana, “il segnale è apprezzabile, ma avaro”: servono “logiche più stringenti, concrete, tempestive, che prevedano interventi nei Paesi di provenienza per superare le cause di tanta fuga coatta, e per creare un quadro normativo chiaro e ordinato vincolante per tutti gli Stati membri”.
Nello scorso anno sono stati almeno 75mila i ragazzi, tra gli 11 e i 17 anni, preda dell’alcol. Altro fenomeno in crescita, “sotto lo sguardo distratto di molti e compiaciuto di alcuni”, è il gioco d’azzardo.
“Con il Papa diciamo no ad una scuola dell’indottrinamento, della colonizzazione ideologica. Diciamo sì alla scuola libera, libera non perché sganciata dal sistema scolastico nazionale, ma perché scelta dai genitori, primi e insostituibili educatori dei loro figli”. Quello che si è radunato l’anno scorso con il Papa in piazza san Pietro è “un popolo senza targhe, trasversale, grande più di quanto s’immagini, che non intende fare da spettatore su quanto accade o accadrà sulla pelle dei propri figli. Chiede una struttura più giusta e adeguata per sedi e organici, un’istruzione solida ed essenziale, una formazione professionale stimata e sostenuta; in una parola, un’educazione integrale per tutti, educazione di base che molti Paesi avanzati non hanno e c’invidiano, ma libera, lontana da schemi statalisti, antiliberali”. Prevedere l’insegnamento della parità di genere in tutti gli istituti è “l’ennesimo esempio di quella che Papa Francesco ha definito colonizzazione ideologica”.
“Nel disegno di legge sulle cosiddette unioni civili e sulle convivenze non sono in questione le scelte individuali delle singole persone, ma la natura stessa del matrimonio”. Per Bagnasco, si tratta di una “palese equiparazione” che “viene descritta senza usare la parola matrimonio, ma in modo inequivocabile”. La pratica dell’”utero in affitto”, che “alla luce di quanto accade altrove, sarà legittimato” anche da noi, alimenta la “cultura dello scarto”. Il divorzio breve “è proprio un bene?”: questa la domanda conclusiva della prolusione. “Si puntava sul divorzio lampo e su questo si ritornerà non appena i venti saranno propizi”, la previsione del cardinale.

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