Don VincenzoDIOCESI- Il Beato Papa Paolo VI affermava che “La sollecitudine di accostare i fratelli non deve tradursi in una attenuazione, in una diminuzione della verità. Il nostro dialogo non può essere una debolezza rispetto all’impegno verso la nostra fede.” Oggi vi racconteremo della scelta di Mons. Vincenzo Catani, parroco della parrocchia di San Pio X. Una testimonianza di dialogo nella diversità, di fede a confronto con l’ateismo.

Don Vincenzo, ci racconti la sua famiglia, le sue origini.
Don Vincenzo: Sono figlio unico, mia madre ha avuto problemi durante il parto e non le è stato possibile avere altri figli. Ho vissuto la mia unicità in pieno, sia da piccolo sia quando sono stato lontano dalla mia famiglia. I miei genitori andaro a lavorare in Belgio. Devo ammettere che ho sentito molto il distacco dalla famiglia e la mancanza di non avere altri fratelli.

Come nasce la sua vocazione?
Don Vincenzo: Più che parlare della mia vocazione, dovrei parlare della mia “fede”. Essa è uno strano connubio tra l’ateismo di mio padre e la devozione di mia nonna materna, dunque di riflesso anche di mia madre. E’ stato un periodo molto combattuto, inizialmente l’ateismo di mio padre ebbe la meglio su di me. La vera fede esplose in me lontano da casa, durante il mio periodo pesarese, mentre frequentavo le scuole medie. Entrai in contatto con don Gianfranco che mi seppe educare alla fede e in seguito di entrai in seminario a Pesaro, poi a Fano per terminare i miei studi in Filosofia e Teologia. Tuttavia sono sempre stato attratto dall’ateismo e dalla razionalità della fede. Ho sempre ammirato coloro che sono in continua ricerca senza poter raggiungere la fede, ma devo dire che la fede mi ha arricchito molto di più.

Intraprendere una scelta così importante, seguire la via del sacerdozio,  fu una scelta fondamentale per la sua vita. Come hanno accolto i suoi familiari questa sua decisione?
Don Vincenzo: In realtà mio nonno, ateo convinto, soffrì piu di tutti la mia scelta. Sono sempre stato per lui la pecora nera della famiglia per via della mia “vicinanza” alla Chiesa, ma nonostante tutto rispettò la mia scelta perché libera. Fondamentale è rispettare la libertà individuale…è un insegnamento di mio padre e mio nonno. Questo loro insegnamento mi ha reso più accogliente, più rispettoso delle scelte altrui, rispettando al massimo le libertà dei singoli.

La sua è una testimonianza di dialogo nella diversità, un sacerdote sempre in cammino…ci parli delle sue collaborazioni e dei suoi incarichi.
Don Vincenzo: Sono tornato a San Benedetto mentre stavo diventando prete. “Trascinato” dall’allora Vescovo Radicioni ho vissuto due anni in seminario a Montalto, come Vice-Rettore e insegnante di storia e geografia. Volutamente scelsi di fare il parroco iniziando a S. Egidio, poi Vice-parroco per 12 anni a Martinsicuro, senza dubbio gli anni più belli della mia vita presbiterale. Sono andato Parroco alla Val Tesino nella Parrocchia Madonna di Fatima per stare vicino al Vescovo Chiaretti che stava a Ripatransone, ero il suo “segretario”. Infine, 21 anni fa, mi nominò parroco della grande parrocchia di San Pio X. Devo dire che mi sento pastore, studioso, portato ad instaurare un dialogo con l’altro. Il mio ruolo è quello di essere parroco tra la gente.

Significativo è il suo contributo all’UNITALSI diocesano. Come Assistente Diocesano cosa si sente di dire su questa importante associazione cattolica che opera a sostegno dei malati. Quali opportunità può offrire in questo momento di crisi economica e soprattutto, di crisi dell’animo?
Don Vincenzo: Credo che il Vangelo possa esser capito solo se praticato con la carità. il vero linguaggio è quello della carità fraterna e solo attraverso ciò è possibile rendere concreto il Vangelo. Quando il cristiano opera la carità, rende il Vangelo veramente attuale.  L’UNITALSI è la voce della carità della Chiesa che si pone a servizio accanto agli altri. Siamo al servizio di chi soffre, dunque dobbiamo essere delicati, dobbiamo supportare i fratelli in difficoltà. Questo credo sia la cosa più bella dell’UNITALSI, questo credo sia la cosa più bella di un cristiano.

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3 commenti

  • debora
    11/05/2015 alle 14:00

    Ricordo don Vincenzo per la sua semplicità l unione che avevamo con lui noi bambini.... andavo in chiesa volentieri... poi ho incontrato mio marito sono andata a porto d'Ascoli e mio marito si è ammalato di tumore al cervello ed avevo bisogno di aiuto in tutti i sensi.... poi sono tornata a Martinsicuro e non sono stata tanto in Chiesa ma ogni volta che mio marito voleva andare lo portavo con gioia, Don Vincenzo ci sarebbe stato sicuramente vicino venendoci a trovare a casa...

  • Paolo
    15/05/2015 alle 05:53

    Don Vincenzo un Sant' uomo. Sa parlare alla gente di tutti i ceti, la sua ultima predica domenica scorsa a Valtesino e' stata ammaliante !! Mi ha sposato 27 anni fa, per farlo rinunciò alla partenza per Lourdes con la promessa che ce lo avrei portato io il giorno dopo. È così fu. Lo portai in viaggio di nozze proprio a Lourdes, con me e mia moglie . Non riesco a raccontarvi l'emozione dell'arrivo nella città francese insieme a don Vincenzo, dove tutti, migliaia di fedeli ci aspettavano. Lui mi ha fatto proprio un bel regalo di nozze. E dopo 25 anni e' tornato per festeggiare l'anniversario . Un santo tra le genti .

  • Egle
    09/06/2015 alle 21:48

    Don Vincenzo ha saputo entrare in punto di piedi nel mio animo tormentato da storie negative.....ha saputo capirmi comprendermi. ....ha saputo ricondurmi sulla retta via con dolcezza facendomi riavvicinare al Padre con una delicatezza tale da non voler lasciare più questa strada. Le sue parole quando fa le omelie o parla della parole di nostro Signore mi commuovono sempre non so perché ma riesce a toccare le corde più sensibili del mio cuore....sono alla ricerca continua della cristianità e non smetterò mai di essere sazia del sapere. Grazie Don Vincenzo per tutto quello che sei e sai dare hai un grande dono quello di saper arrivare con le tue parole a tutti. Che Dio ti benedica sempre.

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