Papa Francesco e ShulzCosternazione, dolore e preghiere
per “l’ennesima violenza perpetrata contro innocenti cristiani in Libia”. In un messaggio inviato al patriarca della Chiesa ortodossa tewahedo etiopica, Abuna Matthias, Papa Francesco denuncia il “continuo martirio” inflitto ai cristiani in Africa, Medio Oriente e alcune regioni dell’Asia.
Domenica scorsa le immagini dell’esecuzione di 29 cristiani etiopi uccisi dai miliziani dello Stato islamico, mentre cercavano di raggiungere l’Europa, sono state mostrate in nuovo video di propaganda jihadista. “So – scrive il Papa al Patriarca – che Vostra Santità soffre profondamente per le atrocità di cui sono vittima i suoi amati fedeli, uccisi per il solo fatto di essere seguaci di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Mi rivolgo a Lei nella più sentita solidarietà, per assicurarLa della mia vicinanza nella preghiera davanti al continuo martirio che viene inflitto in modo così crudele a cristiani in Africa, in Medio Oriente ed in alcune regioni dell’Asia”.

 

“Non fa alcuna differenza – ribadisce Francesco – che le vittime siano cattolici, copti, ortodossi o protestanti. Il loro sangue è uno medesimo nella loro confessione di Cristo! Il sangue dei nostri fratelli e delle nostre sorelle cristiani è una testimonianza che grida per farsi sentire da tutti coloro che sanno ancora distinguere tra bene e male. E questo grido deve essere ascoltato soprattutto da coloro che hanno nelle mani il destino dei popoli”. In questo momento, prosegue il Papa, “siamo pieni della gioia pasquale di quei discepoli a cui le donne recarono l’annunzio che ‘Cristo è risorto dai morti’. Quest’anno la nostra gioia, che non viene mai meno, è offuscata dal dolore. Eppure, sappiamo che la vita che viviamo nell’amore misericordioso di Dio è più forte della sofferenza che tutti i cristiani provano, una sofferenza che accomuna uomini e donne di buona volontà in tutte le tradizioni religiose. Con sentite condoglianze – conclude il Pontefice -, scambio con Vostra Santità l’abbraccio della pace in Cristo nostro Signore”.

 

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