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Una delegazione di genitori e compagni dei 43 studenti messicani scomparsi sei mesi fa, probabilmente uccisi da sicari del narcotraffico, è partita oggi per un viaggio che li porterà in 13 paesi europei. Lo rende noto il blog “Terre d’America”, spiegando che obiettivo di padri, madri e studenti è di continuare a reclamare giustizia ed evitare che cali l’oblio su questo caso che aveva commosso il mondo e fatto tremare il governo messicano.

Il tour si terrà fino al prossimo 20 maggio. Tra le tappe – come comunicato dal Comitato studentesco di Ayotzinapa – ci sono: Svezia, Norvegia, Italia, Svizzera, Francia, Belgio, Spagna e Inghilterra. In agenda anche attività e conferenze preparate da organizzazioni della società civile, sebbene non si escludono incontri con parlamentari dei diversi paesi o rappresentanti dei governi.

Il gruppo di 43 giovani è scomparso il 26 settembre scorso a Iguala, nello stato di Guerrero, a sud del Messico. Notizie discordanti sulla loro sorte si sono inseguite sin da subito, fino ad una ricostruzione semi-ufficiale fornita da detenuti appartenenti al cartello narco dei Guerreros Unidos, accettata e resa nota dalla Magistratura messicana.

Stando ai racconti dei prigionieri, i ragazzi sarebbero stati assassinati e i corpi inceneriti in una discarica per essere poi gettati in un fiume dentro sacchi della spazzatura. Versione che i genitori delle vittime hanno sempre rifiutato affermando che i loro figli “sono vivi” fino a prova contraria.

Forte il tam tam mediatico sulla vicenda, specie attraverso i social network, come pure la denuncia delle organizzazioni internazionali. Amnesty International, ad esempio, che ha sempre parlato di “crimine di Stato”.

Nel paese sono state tante, poi, le manifestazioni per chiedere giustizia su un caso che non sarebbe isolato e per rintracciare i responsabili. Anche le istituzioni europee si sono sempre mostrate attente alla vicenda e solidali con i familiari della vittime, come dimostrano le numerose iniziative promosse dal Parlamento Europeo.

Da ricordare, infine, che gli scorsi 2 e 3 febbraio il governo del Messico è comparso di fronte a un comitato delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate, con sede a Ginevra, per rispondere del possibile massacro. All’udienza aveva assistito anche una delegazione di genitori. Era la prima volta che il Messico si è trovato a rispondere su tale tema davanti all’Onu dalla firma della convenzione contro le sparizioni forzate entrata in vigore nel 2010.

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