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Le spiagge della Libia si bagnano ancora una volta di sangue cristiano. Dopo la strage di 21 copti egiziani, un filmato diffuso da Al Furqan Media – braccio mediatico del sedicente Stato Islamico – mostra un nuovo eccidio di due gruppi di cristiani ortodossi etiopi su una costa libica, chiamata Wilayat Barqa. Uno dei due gruppi – affermano gli stessi miliziani – era stato rapito da affiliati dell’Isis nell’est della Libia, l’altro nel Sud del paese.

Il video, della durata di circa mezz’ora, con il logo dell’Isis, si intitola «Until there came to them clear evidence». In esso viene mostrata la barbara esecuzione attraverso colpi di pistola e decapitazioni. Le immagini si alternano a quelle dei copti uccisi a febbraio, e nel video compaiono anche fotogrammi della distruzione delle croci dalle chiese della Piana di Ninive, in Iraq, indicate come “una purificazione dal politeismo”.

Negli ultimi minuti appare anche “Jihadi John”, il jihadista britannico protagonista dei terrificanti video delle decapitazioni di ostaggi occidentali, che rivolgendosi in inglese ai cristiani di tutto il mondo dice: “We’re back!”, “siamo tornati”. Sempre ai cristiani viene chiesto poi, tramite il filmato, di sottomettersi e pagare una tassa per guadagnarsi la “protezione”, la cosiddetta jizyah. Altrimenti pena la morte.

Intanto giunge un allarme anche dall’Iraq. A lanciarlo è l’Onu che parla di oltre 90 mila persone in fuga dalle violenze nella provincia occidentale irachena di al-Anbar da parte dell’Isis. Nell’ultima settimana, lo Stato Islamico ha guadagnato infatti terreno attorno alla città capitale provinciale, Ramadi, e questo ha fatto fuggire migliaia di persone. Dal canto suo – riferisce la Radio Vaticana – l’esercito iracheno ha dato il via alle operazioni di terra per fermare l’avanzata jihadista, grazie anche al supporto dei volontari della milizia sciita ‘Unità di mobilitazione popolare’.

Si registrano poi circa 20 nuovi attacchi aerei condotti nel corso delle ultime 24 ore dalla coalizione internazionale guidata dagli Usa contro postazioni del sedicente Stato Islamico tra Siria e Iraq. Sette dei raid hanno colpito le città siriane di Kobane e di al-Hasakah, al Nord.

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