TV5Francia di nuovo vittima di un attacco terroristico. Tre mesi dopo la strage al settimanale satirico “Charlie Hebdo”, questa volta a farne le spese, fortunatamente senza morti, è stata la televisione (di Stato) TV5Monde, oscurata da un gruppo di hacker che si richiama al Califfato (Is). L’attacco informatico, che ha interessato anche i profili social dell’emittente, è cominciato mercoledì sera, e giovedì mattina l’emittente è stata costretta a mandare in onda programmi registrati.
TV5 Monde è una catena francofona internazionale con sede a Parigi capace di raggiungere oltre 257 milioni di case in più di 200 Paesi, numeri che la rendono la seconda rete televisiva più grande dopo la statunitense Mtv. Comprensibile, quindi, la preoccupazione del Governo francese che ha subito espresso solidarietà ai dipendenti dell’emittente. Di “metodo nuovo” di attacco ha parlato il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, evidenziando che “è la prima volta che viene attaccata una testata giornalistica di livello internazionale”. Nel tempo in cui l’emittente è stata oscurata i pirati hanno diffuso messaggi di propaganda dello Stato Islamico e minacce a presunti militari ritenuti coinvolti nei bombardamenti contro l’Is in Iraq. Per poi chiudere con un non meno delirante “In nome di Allah clemente e misericordioso, il Cybercaliffato continua a portare avanti la sua cyber-jihad contro i nemici dello Stato islamico”.
Rispetto a precedenti attacchi digitali, pensiamo a quelli portati ai profili Twitter e YouTube del Comando centrale Usa o contro “Newsweek”, questo a TV5Monde pare essere preparato per colpire al cuore la libertà di informazione e di espressione, spaventare l’opinione pubblica e nel contempo affascinare, con tale dimostrazione di forza, potenziali reclute. Come rispondere a una simile dichiarazione di guerra digitale? Rafforzare la sicurezza informatica dei soggetti, pubblici e privati, impegnati nel campo della comunicazione, aumentare il grado di conoscenza tecnologica, e soprattutto continuare a informare. Al megafono della propaganda jihadista urge rispondere con precisione e puntualità, senza cedere alle minacce. Come ricorda il direttore di “Le Monde”, Gilles Van Kote: “L’informazione è sotto attacco ma proprio per questo diventa più preziosa e necessaria”.

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