“Verrà il giorno nel quale Dio chiederà conto a chi ha ucciso nel suo nome, e a chi nulla ha fatto per fermare lo sterminio”. Per questo “come uomini e come cristiani, non possiamo tacere”. Lo ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nell’omelia della Messa di Pasqua. Per il cardinale, “la preghiera è il primo e più efficace modo della vicinanza ai nostri fratelli perseguitati”, ma è necessaria anche una “nuova consapevolezza della nostra fede”. Infatti, se “i martiri di ieri e di oggi muoiono per la fede cristiana, allora sarebbe insufficiente rammaricarsi per la loro persecuzione se dai loro patimenti non traessimo motivo di riscoperta e smalto e forza e vigore ed entusiasmo per lo straordinario dono della fede”. Ma le persecuzioni non sono soltanto fuori dall’Europa. “In Occidente – ha affermato il cardinale – la persecuzione non fa strage di sangue, è più subdola e passa attraverso non le armi ma le carte. In nome dell’uomo e della libertà si vuole distruggere l’uomo”. Da qui l’esortazione ai “cristiani dell’Occidente” a risvegliare “la fede dal torpore dell’abitudine, della vita comoda, del compromesso che tutto stempera, dalla mondanità che rende la fede annacquata e mondana, dalla paura di essere criticati e derisi”.

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