Di Sara De Simplicio

SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Domenica, in occasione della domenica delle Palme, centotrenta figuranti in costume d’epoca hanno dato vita alla sacra rappresentazione della “Passione di Cristo” tra le strade e le piazze del centro di Sant’Egidio alla Vibrata.
L’evento, che verrà replicato martedì 31 marzo a Piancarani di Campli, è un appuntamento “fisso” della Settimana Santa da ormai ben 18 anni: un vero e proprio spettacolo di teatro itinerante che richiama ogni anno tutta la comunità santegidiese (e non solo) a rivivere i momenti finali della vita di Gesù, dall’ultima cena all’orto del Getsemani, dal bacio traditore di Giuda al processo davanti al Sinedrio, dalla condanna a morte pronunciata da Pilato alla morte in croce, dalla scoperta del sepolcro vuoto alla resurrezione.
Particolarmente emozionante e toccante la salita al calvario e la scena della crocifissione: l’eccellente interpretazione dei giovani attori, la cura dei dettagli scenografici, l’accompagnamento delle colonne sonore e il gioco di luci hanno contribuito a rendere bene i momenti in tutta la loro drammaticità.
E’ stato sicuramente, per tutti i presenti, un toccante salto nel passato, nella Giudea di 2000 anni fa: la rievocazione “visiva” dei momenti salienti della passione di Gesù è stata un modo molto efficace per avvicinarsi al sacrificio e al calvario di Cristo, un’occasione di preghiera e di meditazione, un ponte diretto per partecipare al dolore e alla sofferenza del Figlio di Dio, per riflettere sui concetti di innocenza, ingiustizia, perdono e amore che solo in Lui e nella sua Incarnazione trovano l’espressione più completa.
Grande affluenza e tanta partecipazione da parte di tutti, dunque, soprattutto dei tanti bambini presenti, molto curiosi e tra i primi a spostarsi velocemente per seguire le scene dalle prime file: deve essere stato emozionante per loro passare da un semplice racconto, solo sentito, a vedere con i propri occhi, nelle vie del loro paese, le scene della vita di un Gesù che conoscevano solo nei libri e che lì, per loro, si faceva in carne e ossa.

Il loro vivo coinvolgimento, l’attenzione e la meraviglia dei loro sguardi, la loro ingenua “difesa” a voce alta nel momento della condanna sta a testimoniare il più autentico, genuino e innato amore che solo la tenera età riesce ad esprimere…essi sono l’emblema di quell’abbandono e di quella fiducia che ogni cristiano non dovrebbe mai perdere: “(…) se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.”(Matteo 18,3)

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