TarquinioDi Luigi Crimella
Il traguardo dei 40 anni dalla fondazione dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) cade in un momento importante per la crescita e la libertà della scuola in Italia. Il governo in carica, infatti, ha rivolto il suo impegno al varo di una riforma del sistema formativo battezzando la sua idea con il titolo “Buona Scuola”. Su di essa ha sollecitato anche i contributi in rete da parte di tutti i cittadini per raccogliere il maggior numero di suggerimenti. Nel decreto sono presenti alcune novità quali le detrazioni per le scuole paritarie, in una misura ritenuta purtroppo ancora insufficiente a sostenere le famiglie che le vogliono scegliere per i propri figli. Anche se si tratta di un segnale importante e comunque incoraggiante, nella speranza che la goccia di oggi possa diventare almeno il bicchiere mezzo pieno di domani. Sono stati anche decisi provvedimenti per l’autonomia dei singoli istituti, il ruolo dei dirigenti, la soluzione al problema dei precari, la valorizzazione e formazione dei docenti, l’edilizia scolastica e il rapporto scuola-lavoro. Si tratta di un pacchetto complesso e articolato di elementi. Di fronte a queste novità, che muoveranno pian piano i loro passi una volta giunti al varo definitivo della legge, l’Agesc ha scelto, significativamente, di dedicare il proprio congresso per il 40° di fondazione al tema: “La ‘Buona Scuola’ alla prova dei fatti: piena libertà di scelta educativa, maggiore autonomia delle scuole, valorizzazione dei docenti, più formazione professionale” (celebrato a partire da venerdì 20 marzo). L’associazione ha inteso riflettere sulle novità introdotte dal governo, proprio nel momento in cui il Paese prende atto che si fa avanti una “nuova scuola”, con alcune riforme funzionali interne piuttosto rivoluzionarie (basti pensare ai dirigenti e alla loro nuova prerogativa di scegliere i docenti).
Il messaggio all’Agesc del segretario Cei. I genitori delle scuole cattoliche possono contare sulla vicinanza e il sostegno della Chiesa italiana, come ha attestato il messaggio inviato al congresso da parte del segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino. Il presidente dell’Agesc, Roberto Gontero, ne ha letto brevi passaggi. Nel testo si afferma tra l’altro che “la scuola italiana si trova a vivere passaggi importanti. È in gioco la composizione del suo progetto globale con l’inserimento di discipline e metodologie innovative”. Più oltre afferma che “è in gioco la vitalità del mondo scolastico che, come attesta il decennio dedicato dai Vescovi all’educazione, è sicuramente al centro della cura della Chiesa in Italia”. “È in gioco anche il futuro della scuola cattolica – e di tutto il mondo della scuola paritaria e della formazione professionale – che proprio da alcuni provvedimenti in discussione potrebbe ricevere una parziale ma desiderata boccata d’ossigeno”. Mons. Galantino cita poi il pensiero di Papa Francesco secondo cui “la famiglia e la scuola non vanno mai contrapposte. Sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco”. Prosegue rimarcando l’importanza che “il genitore che decide di iscrivervi i propri figli non può essere discriminato per motivi economici” e che “le scuole cattoliche hanno sempre avuto un carattere popolare rivolto agli strati deboli della società”. Per questo – ha concluso – “è importante che si giunga a rendere effettiva la possibilità di scegliere liberamente la scuola per i propri figli”.
Quale futuro per le “paritarie”? A questo punto l’Agesc, durante il congresso in Campidoglio a Roma, si è interrogata su quali strade percorrere per portare avanti al meglio il proprio impegno in favore del riconoscimento di una vera “parità”. Una delle relatrici invitate ai lavori, Anna Maria Poggi, docente di diritto costituzionale, ha affermato che “la scuola paritaria è rimasta l’unico vero baluardo nella direzione della libertà e del pluralismo della formazione nel nostro Paese”. “La scuola paritaria – ha proseguito -, con la sua presenza, innesca una sana competizione con la scuola statale e favorisce lo sviluppo culturale della società”. A suo avviso, inoltre, “il mix pubblico-privato è l’unico che può cambiare i sistemi alla radice offrendo una assistenza e una azione formativa più mirata”. Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, ha ricordato che “i cattolici hanno scritto la storia della scuola pubblica del Paese”, poi solo nel 2000 con la legge Berlinguer è arrivata la parità “rimasta però per anni solo un titolo. Ora è entrato in un documento ufficiale il ‘costo standard’ dell’ Ocse. E un passo avanti, pur perfettibile, è il ddl del governo”. Secondo Andrea Ichino, docente di economia politica, “la ‘Buona Scuola’ la fanno soprattutto i buoni docenti. Ma nella ‘Buona Scuola’ non si possono cambiare i docenti”. Questa una delle critiche ai recenti provvedimenti, che Ichino ha esteso anche alla rigidità nell’utilizzo dei docenti, al fatto che non si possano licenziare quelli scadenti, che i dirigenti scolastici (ex-presidi) abbiano sulla carta la libertà di scelta, ma di fatto “siano costretti a utilizzare quelli presenti nell’istituto o i futuri stabilizzati tra i precari”. Una scuola – ha sostenuto – “che avrebbe bisogno di seguire l’esempio delle ‘charter schools’ americane, dove lo Stato finanzia e affida la gestione e enti e realtà private”. Una scuola – ancora – “che dovrebbe avere il coraggio di cambiare i programmi scolastici e rendere più flessibile la scelta delle materie da parte dei giovani, come avviene negli Usa, in Gran Bretagna e Germania”. Queste le prospettive dei relatori invitati da Agesc, sulle quali l’associazione continuerà la riflessione. Il presidente Gontero ha sottolineato in particolare il rischio che con l’utilizzo del 5xmille in favore delle scuole, si inneschi “una guerra tra poveri, con l’associazionismo e il terzo settore”. In secondo luogo, che con l’assunzione da parte dello Stato dei docenti in graduatoria, si crei “un forte esodo” che metterebbe in difficoltà le “paritarie” per la perdita dei loro docenti migliori.

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