pizzeriaDi Fatima Orefice

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Abbiamo intervistato Giuseppe Ricci, proprietario insieme alla famiglia della nota pizzeria “Mimmo lu zozz”.

Questa pizzeria è ormai una figura storica di San Benedetto del Tronto, ci racconti un po’ com’è nata?
Questa pizzeria nacque come un semplice forno più di un secolo fa  da due fratelli di nome Francesco e Domenico Ascolani.
Dopo la loro gestione che durò un certo periodo, decise di prelevare l’attività mio suocero ovvero il famoso Mimmo che portò avanti questo forno fino a trasformarlo in una vera e propria pizzeria.
Mimmo portò avanti l’attività per lungo tempo fino a quando il 2 dicembre 2010 morì all’età di 70 anni.
Da quel momento in poi ci occupammo della pizzeria io, mia moglie, i miei figli e mia nipote insomma una gestione familiare.

Da cosa derivano il nome e la Leggenda di “Mimmo lu zozz”?
E’ una storia piuttosto divertente che risale all’incirca agli anni 60-70 subito dopo la morte della Madre di Mimmo che era solita aiutarlo in pizzeria a sbrigare le varie faccende.
In quel periodo Mimmo trovatosi tutto d’un tratto a fare tutto da solo lo si vedeva spesso correre su e giù tra pizzeria, casa, e prendere la legna e le materie prime per la sua fantastica pizza e quindi capitava spesso di vederlo sporco e sudato;  una sera dei ragazzi romani in vacanza a San Benedetto video Mimmo in quello stato e dissero: “s’è zozzo sto Mimmo!”

Ma i pizzaioli mangiano la pizza? Qual è la tua preferita?
Certo che ne mangio! La mia preferita è una pizza con l’impasto di base integrale ai cereali che decisi di proporre io qualche tempo fa notando che in giro non se ne trovava molta.

Quanti anni avevi quando hai iniziato a fare il pizzaiolo? Ti va di raccontarci un po’ com’è avvenuta la tua evoluzione da marinaio a pizzaiolo?
Io ho iniziato a fare il pizzaiolo quando avevo ormai 40 anni, prima ero un armatore e anche mio padre e mio nonno lo erano.
Purtroppo però soprattutto dopo la morte di Mimmo ho dovuto prendermi cura insieme a mia moglie (Ascolani Mariagrazia) della pizzeria e insegnare a mio figlio l’arte della pizza, ora siamo io e lui ad occuparci dei vari impasti mentre mia figlia e mia nipote si occupano di servire i clienti.
Devo dire che mi manca il mare e soprattutto la religiosità che avvolge la vita e la cultura propria dei marinai, ognuno di noi aveva la sua Madonna e il suo Santo da lodare, ovviamente in primis la Madonna della Marina. Tutti noi riconoscevamo il Dio in cielo come il comandante della nostra nave.

Ricordo con piacere quando per battezzare una nuova nave si innalzava il gran pavese ovvero delle bandiere che vanno da poppa a prua che rappresentano il codice internazionale marittimo, poi  si faceva fare una grande corona di fiori che veniva fatta benedire dal parroco e prima di partire in mare ci si faceva tutti insieme il segno della croce, una volta uscita la nave in mare per la prima volta si faceva un rinfresco e poi la si riportava nel porto. Mi piace anche ricordare il momento in cui si buttavano le reti in mare e uno di noi diceva :”sia lodato Gesù Cristo” e gli altri rispondevano “sempre sia lodato!” in segno di buon auspicio e invece quando si incontrava un pericolo in mare si riuniva tutto l’equipaggio per dire il rosario. Come tutti i marinai io ho una grande religiosità in me, non a caso il mio motto è “ora et labora”

Tornare in mare è il tuo sogno nel cassetto?
Sicuramente ho nostalgia della vita di mare e di come tutti fossimo un’unica famiglia ma ora come ora non ci tornerei.
In questi ultimi anni mi diverto a fare l’attore in cortometraggi ed interpretazioni teatrali, l’ultima è stata “ Un giorno in Ospedale” che abbiamo presentato varie volte al teatro concordia e in varie parrocchie il cui ricavato è stato devoluto tutto in beneficenza.

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2 commenti

  • Francesca
    06/03/2015 alle 22:35

    buonissima la pizza di Mimmo

  • Alessandra
    07/03/2015 alle 09:39

    La pizza di "Mimmo lu zozz" è la numero 1 di San Benedetto del Tronto.Provare per credere!!! (y) !!!

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