SindaciSpirito di servizio, competenza, onestà. Ed eroismo. Pare che in Italia occorra una quarta “virtù” per svolgere, seriamente, con efficacia e senza interessi secondari, il ruolo di amministratore locale. Già si poteva immaginare che impegnarsi oggi come consigliere comunale, assessore o sindaco – specie nelle migliaia di piccoli e minuscoli Comuni che caratterizzano la Penisola – non è faccenda da poco, perché richiede di mettersi in gioco per il bene comune a partire dal proprio quartiere, dal municipio, ovvero dal livello amministrativo più vicino ai cittadini. Lo insegna anche la dottrina sociale con il principio di sussidiarietà. La politica a livello cittadino implica il “metterci la faccia”, ottenere il consenso del vicino di casa, rispondere alle sollecitazioni o alle lamentele di chi si conosce da anni, di chi abita in fondo alla strada…
Ma ora una relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali mette in luce, numeri alla mano, il fatto che agli assessori o ai sindaci è chiesta anche una dose di coraggio mista ad eroismo. Si contano infatti a migliaia ogni anno i casi di intimidazione, minacce esplicite, violenze di vario grado e forme verso chi siede in municipio. Compresi i 132 omicidi negli ultimi 40 anni di amministratori locali o di candidati alle elezioni comunali. E poi misure di protezione, scorte, danni ai beni personali. E, collegati a questo, figurano centinaia di dimissioni, individuali o collettive: perché quando la pressione fisica e psicologica supera i livelli di guardia, non ce la si fa più e si getta la spugna…
Un fenomeno, questo, soprattutto italiano (anche se non mancano casi in altri Paesi d’Europa), più presente al sud che nell’Italia centrale e settentrionale.
C’è poi la novità delle singole persone che – oppresse dalla crisi economica e sociale, dalla disoccupazione, dall’impossibilità di pagare l’affitto o le bollette – prendono di mira il malcapitato in fascia tricolore, che magari ha come unica colpa quella di essere stato scelto dai concittadini in un’epoca di recessione e di bilanci comunali in fase di magra assoluta.
Non di meno, vanno ricordate altre forme di pressione legate soprattutto a internet: sì, perché oggi come oggi, ciascuno può farsi largo nel web con un sito, un blog, con una pagina “social”, da cui scagliarsi con ogni forma di violenza verbale verso il proprio sindaco, la giunta, i componenti del consiglio comunale. I quali non è detto che siano sempre dei buoni o degli ottimi amministratori, illuminati, competenti, benché tra di essi ce ne siano moltissimi che rispondono a queste caratteristiche. Ma è certo che – senza alcun filtro – la rete permette a chiunque, anche malintenzionato, oppure semplicemente di altra parte politica ma incapace di un reale dibattito “dal vivo” – di attaccare chi è stato democraticamente eletto. Gli esempi, anche recenti, sono un’infinità.
Insomma, “forza sindaci”, tenete duro. Ovviamente guidate i nostri paesini e le grandi città con lungimiranza, coscienza pulita e mirando al bene della comunità. La politica, se ben condotta, può fare tanto di buono.
E, infine, una proposta (non percorribile, ma forse non banale): a ogni cittadino italiano dovrebbe essere affidato, prima o poi nel corso della vita, un ruolo da amministratore locale. Giusto per rendersi conto che mandare avanti un Comune non è semplice, non risponde alla logica delle “chiacchiere da bar”, necessita di “sapere” e di “saper fare”. I perditempo e gli intrallazzati potrebbero semmai essere esentati per decreto.

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