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Sant’Egidio alla Vibrata, lo sport come strumento di evangelizzazione con “MinDc Calcio”

MdC Calcio

 

Di Sara De Simplicio

SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Tutto ebbe inizio quasi tre anni fa quando, a Sant’Egidio alla Vibrata, da un’idea di alcuni ragazzi del Movimento in Direzione Cristiana appoggiati dal loro parroco Don Marco Di Giosia, nacque il MinDC Calcio, un’associazione calcistica dalle finalità aggregativo – oratoriali, destinata a crescere nel tempo. Il desiderio di alcuni giovani di sviluppare l’esperienza del cristianesimo nella vita reale di tutti i giorni, e coinvolgere così ragazzi di ogni età, trovava così il suo effettivo compimento precisamente l’8 giugno 2012, data ufficiale della fondazione di questa squadra di calcio a 7, oggi iscritta al CSI di Teramo, nel Girone B della categoria open maschile, e composta da 18 ragazzi.
A raccontarci le caratteristiche di questa speciale avventura sportiva, il cui fine è quello di formare buoni cristiani e persone mature camminando sulle orme lasciate da San Fillippo Neri, ci ha pensato il presidente del MinDC calcio, l’avvocato Fabio Meco: “Lo sport di per sé è già un’esperienza meravigliosa, ma questo tipo di realtà lo è ancora di più. Per questi ragazzi stare insieme non significa solo giocare e divertirsi ma camminare e migliorare insieme, in un percorso di crescita dal punto di vista prima cristiano, poi umano e infine sportivo.

Il bello qui è poter fare esperienza che Dio si manifesta nel quotidiano, è potersi sentire accettati per come si è, crescere nell’amicizia, nell’educazione e nello spirito di sacrificio.. Qui tutto acquista un senso liturgico, anche i colori delle divise, che sono il bianco (simbolo di festa, gioia, amicizia) e il rosso (simbolo di martirio e passione di Cristo). I nostri allenamenti, due a settimana, iniziano sempre con una preghiera e vengono curati da un calciatore professionista che stila dei programmi in base alle difficoltà avute durante le partite del giovedì. Questo è un ambiente calcistico dove nessuno deve sentirsi emarginato per cui non esistono titolari e la fascia di capitano viene assegnata ogni volta a chi ha dato, durante la settimana, particolari segni di discernimento. Certo, anche qui a volte non mancano segni di umana competizione e si creano piccoli attriti ma velocemente si smorzano e lasciano spazio al dialogo, alla solidarietà, al fair play, alla coesione e al forte spirito di squadra, che mai vengono meno”.

Il MinDc calcio, che presto comparirà con un editoriale anche in un album di figurine di tutte le società sportive della zona, è dunque una viva testimonianza di come fede e sport siano perfettamente compatibili: anche Papa Francesco, in occasione del 70° anniversario della fondazione del Centro sportivo italiano (Csi) celebrato lo scorso giugno, ha ricordato come lo sport sia un’importante “esperienza educativa” che deve insegnare ai giovani a mettersi in gioco, nella vita come nello sport, con gli altri e con Dio, alla ricerca del bene, nella Chiesa e nella società, senza paura, con coraggio ed entusiasmo: «appartenere a una società sportiva vuol dire respingere ogni forma di egoismo e di isolamento, è l’occasione per incontrare e stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità… perché comportarsi da veri atleti significa saper dire no all’individualismo!».