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No alla psicologia “della tomba”… Emanuele Imbrescia e Berardo Ferretti al convegno “Liturgia ed evangelizzazione”

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“Far palpitare nel cuore della gente il cuore di Dio, cioè la sua grazia, la sua misericordia, il suo amore”. Risiede in questo, per il Papa, l’“efficacia pastorale” dell’ars celebrandi.
Nel messaggio inviato dal cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ai partecipanti al convegno su “Liturgia ed evangelizzazione”, organizzato dalla Pontificia Università Gregoriana e dalla Conferenza episcopale italiana,
Papa Francesco auspica che il Simposio promuova “una partecipazione sempre più attiva dei fedeli all’azione liturgica della Chiesa”. Questo incontro, si legge nel testo, letto da padre François-Xavier Dumortier, rettore della Gregoriana, “susciti rinnovata consapevolezza del carattere evangelizzante della liturgia, la cui efficacia pastorale richiede anche l’ars celebrandi intesa come capacità di far palpitare nel cuore della gente il cuore di Dio, cioè la sua grazia, la sua misericordia, il suo amore”.

Per la nostra diocesi sono presenti Emanuele Imbrescia e Berardo Ferretti.

La liturgia deve essere “ospitale anche per i lontani”, per dare “accesso all’incontro e all’ascolto con Dio” ed evangelizzare “le aspettative religiose dell’uomo contemporaneo”. Lo ha detto padre François-Xavier Dumortier, rettore della Pontificia Università Gregoriana, aprendo questo pomeriggio, presso la sede dell’ateneo, il congresso su “Liturgia ed evangelizzazione”. “La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della liturgia”, ha detto il rettore, citando la Evangelii Gaudium e soffermandosi sul “nesso intrinseco tra liturgia, evangelizzazione e bellezza”. Si tratta, ha spiegato il gesuita, di “un’articolazione che deve essere riflettuta e pensata, e anche vissuta nell’esistenza delle nostre comunità cristiane”, in quanto “fragile e delicata”.

Raccogliere l’invito del Papa, nella Evangelii Gaudium, a non cadere nella “psicologia della tomba”, che trasforma i cristiani in “mummie da museo”. Per don Paolo Tomatis, liturgista, è questo uno dei compiti della liturgia, all’interno del primato del “festeggiare” e della “gioia”. “Non si tratta – ha puntualizzato il liturgista, intervenendo oggi a Roma al congresso su ‘Liturgia ed evangelizzazione’ (Università Gregoriana) – di negare le difficoltà, ma di permettere che anche nelle angustie la gioia della fede continui a destarci. La liturgia non chiude gli occhi di fronte alle miserie del mondo, ma converte lo sguardo del discepolo per orientarlo al Regno che viene”. “Come sollevare dai pesi della vita e della storia senza ignorarli?”, si è chiesto il relatore. “La liturgia – la risposta – apparentemente distoglie, in realtà invita a guardare la realtà da un’altra prospettiva”. Altra indicazione del Papa da raccogliere: “Tenere aperte le porte dei sacramenti, per non trasformare la casa paterna della Chiesa in una dogana”. No, dunque, alla “mondanità spirituale” che si esprime nella “cura ostentata dei dettagli del rito”; sì, invece, a “una celebrazione gioiosa, bella, spirituale e familiare”.