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Europei nella morsa di violenze globali e fatti criminali locali

GalantinoGiovanna Pasqualin Traversa

In Italia e in Europa “a far paura non sono, anzitutto, i migranti economici o i migranti disperati che arrivano sulle nostre coste”, bensì “i drammi dell’economia, l’inefficienza e la corruzione politica”. Colpisce nel segno monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenuto nella serata del 24 febbraio, alla Camera dei deputati, alla presentazione dell’VIII Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa realizzato per Fondazione Unipolis da Demos&Pi e Osservatorio di Pavia. Come nelle precedenti edizioni, la ricerca combina due prospettive: la percezione sociale della sicurezza, rilevata nel gennaio 2015 attraverso sondaggi su un campione rappresentativo della popolazione di Italia (oltre duemila casi), Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, cui si aggiunge quest’anno la Polonia; e una rilevazione dei sette telegiornali nazionali italiani, dei Tg regionali Rai e dei Tg delle testate pubbliche degli altri Paesi, ad eccezione della Polonia.

Crisi economica e disoccupazione.
Il Rapporto rivela che crisi economica, degenerazione del panorama politico e terrorismo sono le principali preoccupazioni degli italiani e degli europei, se pure con marcate differenze geografiche. Per semplificare, si potrebbe affermare che l’Europa del Nord è più preoccupata per il rischio terrorismo, l’Europa mediterranea avverte sempre più drammaticamente il morso della crisi economica, ma realtà, “percezione” e “rappresentazione” mediatica dei fenomeni non coincidono. Riferendosi all’Italia, mons. Galantino spiega che la paura “è figlia di una politica debole che crea instabilità”: l’instabilità è infatti al primo posto nella graduatoria delle paure dei nostri connazionali con il 61%. Seguono apprensioni su futuro dei figli (55%), perdita del lavoro (46%) o della pensione (40%), eventualità di “non avere abbastanza soldi per vivere” (39%). Commentando alcuni dati della ricerca – il 43% degli interpellati ha tra i propri familiari almeno una persona che ha cercato lavoro senza trovarlo; il 24% qualcuno che nell’ultimo anno è stato messo in cassa integrazione o in mobilità; il 28% almeno una persona che ha perso il lavoro – il segretario Cei osserva: “La disoccupazione o la non occupazione è il primo problema che in Italia i cittadini sentono in famiglia”. Occorre, pertanto, rilanciare “modelli economici che, oltre a garantire i beni comuni (salute, scuola, previdenza), consentano un reddito minimo. Un modello economico non solo locale, ma globale, come ribadisce papa Francesco nell’esortazione ‘Evangelii gaudium’”.

Terrorismo, euroscetticismo, immigrazione.
Sull’onda dei fatti di Parigi, il 18% dei francesi indica il terrorismo come primo problema, si legge ancora nel Rapporto, il 41% lo colloca ai primi due posti. Il dato supera di pochi punti il valore tedesco (37%); elevato anche quello britannico (26%). La fiducia nelle istituzioni europee riguarda invece solo il 27% degli italiani (fino a pochi anni fa “euroentusiasti”), il 28% dei britannici, il 40% dei francesi. Al 41% Spagna, al 42% Polonia. Massimi livelli in Germania (53%), anche se il 37% dei cittadini tedeschi ritiene che la valuta continentale “comporti solo complicazioni” e, per questo, “dovrebbe essere messa da parte”. Più di un italiano su tre percepisce gli immigrati come “pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone” e minaccia per l’occupazione (33%), però il 72% degli italiani è favorevole a concedere la cittadinanza a figli degli immigrati nati e cresciuti nel nostro Paese. Per questo, sostiene la presidente della Camera Laura Boldrini, “serve un’iniziativa legislativa. Il tema della cittadinanza deve essere finalmente portato all’attenzione dell’Aula”. Con riferimento alla scarsa fiducia degli italiani (solo il 24,7%) verso le istituzioni, Boldrini sottolinea tra l’altro la necessità di un deciso contrasto alla corruzione. “Occorre dire no al vitalizio per chi è condannato per mafia” aggiunge. “Con il presidente del Senato siamo determinati su una decisione che è attesa e che riteniamo necessaria”.

In una “terra di mezzo”.
Il direttore scientifico di Demos&Pi, Ilvo Diamanti, parla di “terra di mezzo” come “sgradevole sensazione” di “essere stretti, quasi schiacciati”, fra “le violenze globali” (Francia, Danimarca, Ucraina, Libia, Paesi dell’area mediterranea e Medio-orientale) e “fatti criminali locali. A cui si aggiunge la crisi economica”. Tuttavia, osserva, “ci siamo adattati ai rischi e ai problemi”. Se poi “disponiamo di solide reti di relazioni personali e sociali”, ci sentiamo “meno insicuri e più felici”.