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SCARICA IL SUSSIDIO Di Quaresima 2015 della nostra diocesi

Sussidio

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DIOCESI – Le parole di Papa Francesco contengono indicazioni chiare e preziose per vivere la quaresima come un autentico rinnovamento per la Chiesa, per le parrocchie e per i singoli fedeli.
La I lettera ai Corinzi ci ha messo di fronte al corpo crocifisso di Gesù, ricordandoci in questo modo, quanto è grande l’amore di Dio.
Consapevoli di questo amore, non possiamo rimanere indifferenti di fronte ai fratelli, in quanto costituiamo insieme con loro un solo corpo che è la Chiesa. Come ha insegnato don Lorenzo Milani è importante dire sempre “I Care”, cioè tutto ci interessa, ci sta a cuore, specie la vita dei fratelli e le sorelle che sentono la fatica del portare la croce nelle
situazioni familiari e matrimoniali difficili, nella mancanza di lavoro, nelle condizioni di malattia e sofferenze, nelle divisioni e nelle chiacchiere a livello ecclesiale.
La forza della preghiera di tanti, i gesti di carità fatti di segni piccoli ma concreti, la conversione personale che nasce dalla condivisione della sofferenza dell’altro, sono gli strumenti che personalmente abbiamo a disposizione.
Papa Francesco e il Vescovo Carlo ci ricordano anche che in questa
missione non siamo soli ma possiamo confidare nell’aiuto della Chiesa del cielo.
La gioia dei santi per la vittoria di Cristo Risorto è per noi motivo di forza per annunciare nelle nostre moderne Corinto che è possibile “in Gesù il nuovo umanesimo”, attraverso la via della Risurrezione.
“Non c’è niente che sia umano che è estraneo al cristianesimo” diceva il Beato Paolo VI e San Giovanni Paolo II ricordava spesso che “l’uomo è la prima via che la Chiesa percorre nel compimento della sua missione”.
Il capitolo 15 della I Corinzi che mediteremo in questi quaranta giorni ci aiuterà a puntare gli occhi sul Risorto per poter annunciare, fino alle periferie esistenziali e geografiche, che siamo già sulla via della risurrezione: una strada irta di difficoltà ma che è possibile percorrere.
Sarà necessario, come suggerisce l’apostolo Paolo, ricentrare tutto sulla carità che si apre agli altri e non pensa solo alla propria libertà (1Cor. 8) o al proprio avere (mangiare da soli il proprio cibo). Si supererà, così, una prospettiva individualistica e narcisistica per tendere alla costruzione di relazioni autentiche con gli altri.