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Don Patrizio Spina ha incontrato Papa Francesco, il racconto della sua esperienza

Don PatrizioDi Don Patrizio Spina

MARTINSICURO – Era da un po’ di tempo che ci stavo pensando… a cosa?
Se celebrare o meno il mio 25° di Ordinazione Presbiterale… caratterialmente sono un po’ introverso, anche se non lo do sempre a vedere, e anche per la mia storia personale riflettevo sul cosa avrei potuto fare o avremmo potuto insieme alla comunità parrocchiale che ora mi ospita, questa del Sacro Cuore a Martinsicuro.

Poi un giorno di fine agosto, esattamente il 28, giorno in cui mio padre ricordava il suo compleanno, ho scritto una semplice lettera al Papa chiedendogli la grazia di poter celebrare a Santa Marta con lui in occasione appunto di quello che poi sarebbe stato il mio anniversario, il 28 aprile 2015.
Ho scritto e imbustato e spedito con una semplice affrancatura…

I primi di dicembre mi arriva una lettera in busta bianca indirizzata al “ Signore Don Patrizio..” Stavo quasi per cestinarla senza neanche aprirla: senza mittente e poi quella strana (almeno per me) intestazione.

La apro invece.

Il segretario particolare del Papa mi diceva che avrei potuto celebrare a Santa Marta il 9 febbraio, lunedì, e che non potevo portare con me altri.

Nella mia lettera facevo richiesta di essere accompagnato da don Lucasz che era appena arrivato dalla Polonia …ma no, dovevo andare solo.
Sono partito per Roma già la domenica sera e il mattino successivo ero in Vaticano alle 6,15.

Troppo presto e le guardie svizzere mi hanno chiesto gentilmente di aspettare, incuranti del freddo gelido. “Guardie vaticane, ma pur sempre svizzere” -mi son detto – “con l’orologio ingoiato!”.

Una volta entrati ci fanno accomodare in una stanza.

Ci sono altri confratelli che, come me, stanno aspettando di poter vivere questa esperienza. L’orario della Messa arriva.

Alle 7 meno qualche minuto ci fanno accomodare, noi presbiteri, in cappella e ad ognuno viene dato il suo posto.
Non ne siamo tanti, o perlomeno a me non sembra; ad attenderci anche alcuni Vescovi e qualche Cardinale.
Riconosco Sean O’Malley, cardinale cappuccino.
Entra il Papa, è solo.

Senza ministranti o accoliti o diaconi o seminaristi e senza cerimoniere.
Va alla sede, molto semplice, di legno con un leggio .
Inizia la Messa, legge l’antifona di ingresso e inizia la celebrazione.
Mi sono sento a casa: tutto è estremamente semplice e vero.
Semplice la cappella Santa Marta e semplice la celebrazione: una celebrazione vera che mi fa sentire a casa, appunto.

Solo che a presiedere c’è il Papa.
Ho la grazia di essere collocato in prima fila e fisso intensamente e più volte il Papa cercando, inutilmente, di incrociare il suo sguardo.
Il Papa celebra.

Tiene la sua omelia dove parla del “lavoro di Dio che è la creazione di cui noi siamo signori e non padroni”… “per cui l’attenzione a custodire il creato che non è roba da Verdi ma da cristiani” … e tutto ciò che poi hanno riportato i giornali.
Sono attento alla celebrazione.
Nessun “manierismo” o inchino di troppo, niente che non conosca di già.
Tutto è sorprendentemente “ normale “.

Il Papa poi si comunica e beve al calice e si siede.

A distribuire la comunione ai laici presenti pensa un prete di una parrocchia romana .
A me tocca di attingere il Sangue di Cristo dal calice dove il Papa ha bevuto.

So di aver fatto un ragionamento infantile, ma se non ho potuto incrociare il suo sguardo, mi dico in quel momento, voglio bere il Sangue di Cristo dal suo calice, quasi un voler toccare le sue vesti … Non sapevo che poi il Papa ci avrebbe ricevuti.

Terminata la celebrazione il Papa va in sacrestia da solo e noi usciamo da un’altra parte.

Una volta lasciati i paramenti ci viene nuovamente detto di tornare in cappella perché il Papa ci avrebbe salutati e dicono di portare anche quello che avremmo voluto presentargli.

“Io non ho portato nulla, non sapevo che avrei potuto farlo… l’unica cosa che ho chiesto era se dovevo andare in talare o meno “ mi sono detto.

Yoannis, un prete egiziano interprete del Papa per la lingua araba e al quale mi ero rivolto per avere informazioni sull’abbigliamento da indossare, mi aveva risposto sbrigativamente su Whatsapp che potevo andare in clergyman e nient’altro…
Arriva il mio turno.
Ora gli sguardi si incontrano.
Il Papa ha uno sguardo buono.

Non sento l’imbarazzo di uno sguardo indagatore, che vorrebbe scrutarmi.
Mi abbraccia.
Ho la netta percezioni che mi abbracci anche con lo sguardo, con lo sguardo avvolgente di un padre o di un amico vero.

Gli vado vicino, non riesco a parlare.

Gli dico che celebrerò 25 anni di sacerdozio e lui mi “ringrazia per il mio ministero”, mi incoraggia “ad andare avanti con gioia” e mi invita  “a pregare per lui”.

Gli chiedo di benedirmi e mi inginocchio.
Lui pone sulla mia testa le sue mani e mi benedice in silenzio.
Mi rialzo, sono commosso e non so dire niente.
Non mi servono le parole, non ne conosco di appropriate.

So dirgli soltanto “ Grazie “ e “ Preghi per me”.
Mi congeda con un sorriso.
Uscito fuori di Santa Marta piango.
Ripenso ai miei 25 anni di Messa, ai miei errori ed infedeltà.
Capisco quanto Dio mi sia sempre stato vicino.

E’ tanto, è troppo!

Chiamo subito un amico prete e gli dico quanto sto vivendo, poi da solo me ne torno a casa.

E so di non essere solo, e so di voler celebrare il mio 25° di Sacerdozio.