dnaEmanuela Vinai

Una famosa pubblicità di qualche anno fa si basava su uno slogan riuscito: noi siamo scienza, non fantascienza. Il ritornello torna ora d’attualità stringente nel leggere le notizie che arrivano dalla Gran Bretagna dove la Camera dei Comuni ha approvato una legge che consentirà l’utilizzo del Dna di tre persone nella fertilizzazione in vitro, in modo da “prevenire diverse malattie mitocondriali”. I mitocondri sono una parte importante delle cellule perché sovraintendono all’energia e una loro alterazione comporta il rischio di sviluppare una serie di patologie genetiche ereditarie per via materna. Quindi la tecnica si è focalizzata sulla modificazione dell’elemento femminile della coppia. In pratica, attraverso lo scambio del nucleo delle cellule uovo di due donne, la “madre” e la “donatrice” si realizza un ovocita privo dei mitocondri difettosi che viene inseminato artificialmente con gli spermatozoi del padre. Due ingredienti base, cui viene aggiunto un terzo elemento extra che porta il suo contributo al nuovo individuo con l’introduzione del proprio Dna. Tre genomi che si combinano per dare avvio a un bambino.

Scienza o fantascienza? Al netto dei presunti benefici, in realtà il Parlamento del Regno Unito ha approvato una sperimentazione clinica sugli esseri umani per dare prova di un’ipotesi che richiederà molti anni per essere valutata e sviluppata in modo sicuro, all’interno di una procedura standard. Passo dopo passo, la biotecnologia si avvia a produrre una nuova natura, radicalmente diversa e difficilmente immaginabile oggigiorno. Grazie a queste tecniche sarà inevitabile produrre dei cambiamenti nell’essere umano, sempre più ingegnerizzato. È lecito chiedersi quale sarà il posto degli esseri umani in questa nuova natura biotech?
Secondo le previsioni, i primi bambini messi a punto con questa tecnica potrebbero nascere già nei primi mesi del 2016. Ma l’obiettivo è davvero mantenere la popolazione in perfetta salute oppure è in gioco un nuovo sistema di produzione economica che fa di questi cambiamenti, la sua forza trainante? Voci autorevoli hanno ricordato che questa manipolazione genetica è un nuovo pendio scivoloso che porta dritto all’eugenetica, in un futuro nemmeno tanto lontano in cui i “designer babies” saranno preferiti ai figli avuti naturalmente. Non a caso la Chiesa cattolica inglese ha preso una ferma posizione contro tali sperimentazioni che incidono così profondamente sull’essere umano, perché non passi l’idea che l’unico modo per avere figli ‘brillanti’ sia attraverso la fecondazione artificiale.
Perché affidarsi alla lotteria del caso quando è possibile scegliere prima? Sembra di essere nel film “Gattaca”, quando ai due giovani genitori del piccolo Vincent viene chiesto con stupore perché avevano rischiato nel concepirlo “alla vecchia maniera”, quando invece è possibile far nascere esseri umani con un corredo genetico quasi perfetto, selezionato dai genitori su di un gruppo di cellule embrionali? Tramite questo processo, si possono prevedere in anticipo le future condizioni fisiche e di salute dei nascituri tanto da generarli senza imperfezioni. E così viene programmato il fratello minore, che ha tutto il meglio del catalogo, ma del fratello “non valido” gli mancheranno l’estro, la genialità, la volontà, la voglia di emergere e di poter anche perdere tutto che, con una buona dose di fortuna, talento e spregiudicatezza, lo porteranno a raggiungere i suoi sogni.
Quando ci lanciamo con passione e forza in un progetto da cui nulla riesce a distoglierci e per cui ci sentiamo particolarmente predisposti motiviamo l’ostinazione con quattro parole: è nel mio Dna. Da oggi non sarà più così scontato dirlo.

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