lavoro 2 lavoroDi Floriana Palestini

DIOCESI – Nella serata di giovedì 29 Gennaio si è tenuto presso i locali del centro pastorale diocesano un incontro tra gli uffici delle pastorali sociali e del lavoro, pastorali giovanili e Caritas diocesane di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.

Al centro della discussione moderata da Franco Veccia (direttore dell’ufficio pastorale sociale e del lavoro della nostra diocesi) il Progetto Policoro.
Lo stesso Veccia afferma che questo progetto “si caratterizza per aver raccolto la sfida che la disoccupazione giovanile pone alle Chiese con la precisa volontà di individuare delle risposte all’interrogativo esistenziale di tanti giovani che rischiano di passare dalla disoccupazione dal lavoro alla disoccupazione della vita”. Prendendo nota della crisi che affligge il mondo dei giovani e il loro inserirsi nel mondo del lavoro, “si vogliono attivare iniziative di formazione a una nuova cultura del lavoro, promuovendo e sostenendo l’imprenditorialità giovanile e costruendo rapporti di reciprocità e sostegno all’interno della Chiesa”, come si legge nel documento della conferenza stampa del Progetto di qualche mese fa.
I vari rappresentanti degli uffici pastorali si sono riuniti per cercare di dare un concreto avvio a questo Progetto, tenendo bene a mente che alla base ci deve essere collaborazione. Questa è stata la parola chiave della serata: “collaborazione” implica la necessaria presenza di tutti i rappresentanti degli uffici pastorali coinvolti, implica discutere, condividere, organizzarsi.
L’idea di collaborazione tra le parrocchie e tra le associazioni è risuonata nelle parole di Peppe: «La chiesa è l’unica portatrice di valori oggi, le ideologie hanno fallito, le istituzioni fanno pietà. Dobbiamo prendere coscienza di ciò ed essere dentro le istituzioni a sporcarci le mani.
Abbiamo una responsabilità grandissima, qui, nelle nostre periferie.
Riportare il lavoro ai giovani, perché il lavoro è la dignità della persona: per un ragazzo è il suo diventare partecipe della società. Dobbiamo tornare a far capire ai ragazzi che col loro lavoro si preparano a diventare qualcuno che conta nella società. Ecco perché si deve dare il lavoro al portatore di handicap: non perché non gli si vuole dare la pensione, perché per lui la pensione è umiliante.
La società civile non porta questi valori perché ha l’individuo in mente, inteso come un ammasso di cellule. La Chiesa invece vuole l’uomo libero. La cultura della libertà non nasce nell’Atene classica, nasce col mondo cristiano.
La rivoluzione più laicista del mondo, la rivoluzione francese, ha valori cristiani: fraternità, che oggi non esiste.
Giustizia, non esiste: io, il tuo padrone, decido della tua vita o della tua morte. Questi valori li portiamo solo noi come Chiesa: dobbiamo puntare sul lavoro come valore della vita e far capire a tutti che questa è la nostra missione».

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