GalantinoDi Luca Marcolivio

La colonizzazione ideologica, il nuovo presidente della Repubblica, la libertà di espressione, la politica e il bene comune sono tra i temi affrontati da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), nel corso della conferenza stampa tenuta oggi a Radio Vaticana, in occasione della conclusione del Consiglio Permanente della CEI.

La prolusione del presidente Bagnasco, ha spiegato monsignor Galantino, ha inteso recepire e far convergere “le sensibilità di tutti gli episcopati italiani”, con un’attenzione particolare verso le “periferie”, come testimonia la Nota pastorale sulla ‘ndrangheta, a cura della Conferenza Episcopale Calabra.

Il richiamo centrale del segretario generale della CEI è stato rivolto alla classe politica perché recuperi l’attenzione ai “problemi reali della gente”, fattore “non scontato”, secondo Galantino.

Parlando del pericolo della “colonizzazione ideologica”, denunciato da papa Francesco e poi dal cardinale Bagnasco durante la prolusione, il numero due della CEI, ha parlato dell’ideologia del gender come un tentativo di “capovolgere l’alfabeto umano, mirando a ridefinire l’uomo”.

Prima ancora che un problema che coinvolge le scuole, il gender è una sfida “culturale”, una vera e propria “polpetta avvelenata di natura antropologica” diffusa dalle lobby con la scusa di far passare un messaggio apparentemente “innocuo”, ovvero quello di insegnare ai giovani ad essere “più tolleranti nella sinfonia delle differenze”.

Pur riconoscendo che “i diritti individuali sono sacrosanti”, monsignor Galantino ha giudicato un “errore” considerare ogni diritto individuale come “una via per andare verso il bene comune”.

Ad una domanda di ZENIT, che faceva notare la contrapposizione insinuata da alcuni organi di stampa tra una presunta “apertura” di papa Francesco nel ricevere un transessuale in Vaticano e la contrarietà alla cultura del gender, espressa nel medesimo giorno dal cardinale Bagnasco, monsignor Galantino ha parlato di una “operazione scorretta dal punto di vista deontologico e professionale”. Se si va a leggere la prolusione, infatti, Bagnasco “non ha fatto altro che citare il Papa”, ha osservato il segretario generale della CEI.

Parlando del caso Charlie Hebdo, il presule, sulla falsariga di quanto già affermato dal Santo Padre, ha dichiarato: “Je suis Charlie perché quello che è avvenuto è insopportabile: non si uccide”. Al tempo stesso, tuttavia, “Je ne suis pas Charlie quando viene confusa con la satira pesante e con la volgarità”.

Galantino ha poi evidenziato la contraddizione della libertà invocata da molti di poter “scrivere e fare vignette su Maometto, sulla Trinità, sul Papa”, mentre se tocchi il tema del gender “allora sei trattato come un appestato”.

In merito alla possibile elezione a presidente della Repubblica di Sergio Mattarella, ex deputato di area cattolica e giudice della Corte Costituzionale, il segretario generale della CEI ha ribadito la necessità che al Quirinale salga “un uomo di garanzia, nel senso alto rispetto a ciò di cui oggi la nostra nazione ha bisogno”.

Gli uomini politici, ha aggiunto il presule, “non devono andarsene per conto loro, non allargare il fossato con la gente. Ci auguriamo per questo che chi esce da questa consultazione risponda a questi requisiti e preghiamo anche per questo”.

Galantino ha poi espresso il proprio parere in merito alla riforma delle Banche popolari proposta dal governo: “Non è la finanza cattolica che è stata attaccata. Il fatto importante è che si tratta di una riforma che va nell’interesse del mercato”, ha dichiarato.

L’opinione del segretario generale della CEI su tale riforma è stata quindi sostanzialmente negativa in quanto da essa non emerge “una maggiore attenzione a una distribuzione più equa delle ricchezze”, né una volontà di rimettere “al centro i poveri”.

Al giornalista che gli ha domandato se la recente uscita sul mercato editoriale del quotidiano La Croce si ponga in concorrenza con Avvenire, organo di stampa della CEI, Galantino ha replicato: “Quando nasce un giornale nuovo, io sono contento, perché tra l’altro si creano nuovi posti di lavoro. Speriamo che paghino gli stipendi”.

Affermare che i due quotidiani possano essere in competizione tra loro, è un “pensiero di bassa lega”, ha commentato il presule. “Invece dobbiamo rallegrarci perché si tratta di un giornale in più, speriamo che la Chiesa possa beneficiare di questo pluralismo di presenze e di letture”, in quanto “il pensiero unico non fa bene a nessuno”, ha poi concluso.

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