Nicola

ROMA – Si è svolta lunedì 26 gennaio alle ore 16.30 presso l’Aula Magna dell’Istituto Patristico Augustinianum di Roma la presentazione de La Sacra Bibbia – Testo bilingue. Latino-Italiano, pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana a cura di monsignor Fortunato Frezza, canonico vaticano e dottore in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, già sottosegretario del Sinodo dei Vescovi. Numerosi gli alti prelati presenti in sala: fra gli altrii cardinali Baldisseri, Farina, O’Brien e Saraiva Martins; gli arcivescovi De Andrea, Farhat e Marra, il vescovo Fabene.

L’incontro si è aperto con i saluti di don Giuseppe Costa, Direttore della Lev, che ha introdotto il primo relatore, il Card. Giuseppe Betori, ricordando le sue competenze bibliche, in particolare per ciò che riguarda il libro degli Atti degli Apostoli.

La parola è poi passata proprio a Sua Eminenza che ha spiegato come questo volume presenti la bibbia in forma bilingue, italiana e latina. La prima è la traduzione voluta dalla Cei nel 2008, dopo 12 anni di attenti studi, l’altra è una riedizione della Nova Vulgata pubblicata nel 2005.

La traduzione della bibbia è stata un evento fondante per la lingua slava, per quella tedesca e per quella inglese. Diverso è il caso italiano. Se è vero che ci furono traduzioni in italiano sia prima che dopo il Concilio di Trento, è altrettanto vero che un largo uso della bibbia in italiano si è affermato solo dopo il Vaticano II.

Secondo il prelato, l’attuale traduzione della bibbia è un po’ più letteralista delle precedenti traduzioni e meglio si adatta al contesto liturgico.

Per quanto riguarda la Nova Vulgata, essa si rifà inevitabilmente alla traduzione di Girolamo, il quale, come egli scrive in una lettera indirizzata al senatore Pammachio attorno al 395, non ha tradotto “parola per parola”, ma “idea per idea” richiamandosi così a Cicerone. Non si tratta di svincolarsi dal significato, ma di renderlo in forme fruibili per un pubblico con categorie culturali diverse da quelle originali.

Cesare Mirabelli, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, ha apprezzato l’alto valore scientifico e culturale dell’opera, evidenziandone anche il carattere ecumenico. Infatti il volume è edito in collaborazione con la American Bible Socety.

È intervenuto infine il Prof. Romano Penna, Docente Emerito di Esegesi del Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Lateranense, che si è soffermato sull’alto valore culturale dell’opera di traduzione. Ogni traduzione è il primo luogo dell’interpretazione e la scelta di un vocabolo è già un giudizio di valore sul testo originale.

L’opera della traduzione comporta un’ermeneutica del linguaggio come già sostenuto da Gadamer. Il traduttore si mette davanti al testo con le sue precomprensioni e, nonostante queste, si sforza di “Dire quasi la stessa cosa”, per usare un’espressione divenuta titolo di un volume di Umberto Eco.

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