KochcDi Emanuela Vinai

Le chiese Cristiane sono molte, ma, come dialetti scaturiti dalla medesima lingua, quella di Cristo, è possibile ritrovare parole comuni su cui intessere un dialogo di comprensione e unione che faccia superare le divisioni. Nella domenica che ha concluso la settimana per l’unità dei Cristiani, la parrocchia della Trasfigurazione a Roma ha ospitato, al mattino, una Messa ecumenica davvero speciale, in cui voci diverse hanno animato una celebrazione intrisa di significato.
La prima Lettura è stata letta in inglese, il Salmo responsoriale in francese, la seconda Lettura in spagnolo, il Vangelo in italiano e in russo, il canto di Comunione (la preghiera di S. Francesco) in coreano: lettori e solista erano studenti dell’Istituto ecumenico Bossey, in Svizzera. Celebrava (in italiano screziato di tedesco) il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità tra i cristiani. Ad un certo punto quattro rappresentanti della Chiesa Metodista, di quella Battista, di quella Luterana e di quella Ortodossa si sono avvicinati all’altare e, insieme al cardinale, hanno distribuito Bibbie e sorrisi a un folto gruppo di preadolescenti. Gli stessi ragazzini che, chiassosi e curiosi, alla fine della celebrazione hanno assediato il porporato e gli altri ospiti per farsi autografare il dono ricevuto. File disordinate ma pressanti, ancora una volta il Libro si conferma un best seller trasversale.
“Le violenze e le persecuzioni contro i cristiani si moltiplicano in varie parti del mondo, senza distinzioni di sorta” ha detto il cardinale Koch nell’Omelia. Non importa a quale Chiesa si appartiene, basta il solo battesimo a far riconoscere come nemico da opprimere e annientare. Lo ha ribadito il Papa in serata ai Vespri nella basilica romana di San Paolo fuori le mura: “I nostri martiri di oggi. Loro danno testimonianza di Gesù Cristo e vengono perseguitati e uccisi perché cristiani, senza fare distinzione, da parte dei persecutori, della confessione alla quale appartengono. Sono cristiani e per questo perseguitati”. Questo è “l’ecumenismo del sangue”.
“Il Santo Padre ha il cuore aperto per l’ecumenismo” – ha commentato il cardinale Koch -“vuole favorire l’unità dei cristiani e il fondamento dell’ecumenismo è la fraternità, l’amicizia, l’approfondimento: l’ecumenismo della carità”. E lo stesso battesimo che in alcuni Paesi è segno di stigma, ha spiegato Koch, è la strada per superare le divisioni tra i cristiani: “Il battesimo è lo strumento comune sul cui mutuo riconoscimento fondare il dialogo tra le Chiese Cristiane”.
Le modalità attraverso cui arrivare a un’intesa tra le Chiese non sono uniformi, perché diversi sono i punti dottrinali su cui trovare un accordo, come per esempio la questione del primato del Vescovo di Roma per le Chiese ortodosse, ma trovare un terreno comune su cui ragionare e ritrovarsi è una missione cui chiama proprio il battesimo. Del resto, il cammino si fa con tanti passi, piccoli e grandi.
Alla fine della Messa, il cardinale Koch è sceso nella cappella al pianterreno della chiesa che ospita la comunità cristiana Copta e si è stretto in un abbraccio pieno di stima e di affetto con il vescovo copto Daniel, Metropolita della diocesi di Sidney e membro della commissione teologica internazionale per il dialogo con gli Ortodossi. Il cardinale e il vescovo hanno posato per innumerevoli foto tra bambini, studenti e fedeli, tra sorrisi, strette di mano e serenità diffusa.
Infine, gli studenti di Bossey, per ringraziare di dieci anni di accoglienza in un luogo in cui “si sentono a casa” hanno voluto regalare al parroco, monsignor Battista Pansa, un’icona: raffigura una vite e i suoi tralci. Al centro del fusto Cristo benedicente, sui rami intorno le Chiese Cristiane del mondo: costumi e colori diversi, tutti sono rivolti allo stesso fulcro di vita. Ciò che unisce è davvero più forte di ciò che divide.

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