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Parte della redazione con Teresa Valiani

DIOCESI – Venerdì 23 gennaio la redazione dell’Ancoraonline si è riunita a San Benedetto del Tronto con il coordinatore diocesano delle comunicazioni sociali e cultura Fernando Palestini, il caporedattore Simone Incicco, i giornalisti e alcuni collaboratori intorno a Teresa Valiani, giornalista, direttore responsabile del giornale del supercarcere di Marino del Tronto ( Ascoli Piceno).

“Io e Caino” è il titolo di questo giornale tutto redatto, progettato e ideato tra le… sbarre. Valiani ha spiegato il complesso meccanismo che regola gli accessi nel carcere, i numerosi controlli necessari e, infine, l’incontro con i detenuti.

Poi ha descritto alla redazione dell’Ancora le varie “ali” del carcere: quella dei detenuti comuni (che fanno parte della redazione di Io e Caino) e le altre, quella del “41 bis” inaccessibile perché ospita detenuti ristretti con il cosiddetto “carcere duro”, accusati o colpevoli di reati associativi di genere mafioso, e la zona “filtro”, quella dove risiedono gli accusati di reati di pedofilia, crimini contro i bambini o contro le donne, spiegando che il 41 bis non può collaborare col giornale e che la zona “protetti”, pur non avendo un proprio corso di scrittura giornalistica, collabora saltuariamente, inviando gli articoli alla redazione.

Poi ha illustrato le varie differenze di istituto di pena. Dall’incontro-dibattito è emerso che il supercarcere di Marino del Tronto è molto aperto alle varie attività ricreative, culturali o professionali che aiutino i detenuti, una volta usciti, davvero a rifarsi una vita e a non ricadere- come invece solitamente accade – nei medesimi reati. La Casa Circondariale di Marino del Tronto – ha spiegato Valiani – è di transito perché ospita detenuti vicini al fine pena e detenuti che devono ancora essere processati” e quindi, in parole povere, è un luogo di transizione, per questo la difficoltà nel creare una “classe” duratura e omogenea per la redazione. La giornalista ha spiegato all’attentissima redazione dell’Ancoraonline quanto emerga uno spaccato di dolore dall’incontro con i vari detenuti, a volte finiti in carcere per piccoli reati, per uno scatto d’ira o per un impulso incontrollato della mente e come invece, in alcuni casi, le cure riescano a riconsegnare una sorta di normalità alla vita di alcuni detenuti con problemi psichici o di dipendenza, altrimenti lasciati a se stessi se fossero cittadini liberi, come purtroppo spesso accade nella vita di tutti i giorni degli “esterni”. “Emerge – ha sottolineato Valiani – un grado di scolarizzazionemolto basso che sfiora in diversi casi l’analfabetismo e spesso questa condizione è concausa di un’interpretazione distorta del reale e quindi di emarginazione, del conseguente disadattamento e del rifiuto della società per così dire “normale” e delle sue regole civili”.

La cultura quindi, ancora una volta è la strategia vincente per riscattare l’uomo. “Sono emerse storie – ha sottolineato la giornalista – molto forti in cui i detenuti si raccontano senza veli ed è così che emergono le loro ansie, il loro dolore”. La redazione di Io e Caino è stata fortemente voluta dalla direttrice del supercarcere, Lucia Di Feliciantonio, che è anche editore del periodico, e molti agenti penitenziari, di turno nelle ore di lezione, collaborano fattivamente per la buona riuscita delle riunioni. Io e Caino va anche oltre la redazione di un semplice giornale. I detenuti e la stessa Valiani hanno ad esempio decorato l’aula per i colloqui dove vengono ospitati anche i figli dei ristretti, per renderla meno fredda nell’impatto e così ora da’ l’impressione di essere una piccola sala giochi dove i bimbi possono incontrare i loro papà. Emerge il dolore, la caduta della speranza, raccontata dalla giornalista quando i bimbi debbono salutare i padri che restano dentro, la disperazione, la sofferenza. Ci ha colpito quando Valiani ha detto che spesso i figli dei detenuti chiedono ai padri di prendere il cappotto per uscire con loro e con le loro mamme, gli abbracci e le lacrime ogni volta, lo “sciogliersi” in lacrime dei carcerati, anche di quelli che sembrano i più duri. In questo contesto la prese di coscienza del proprio passato e dei propri errori diventano un’opportunità per aprire gli occhi sulla propria esistenza e senz’altro “Io e Caino” contribuisce all’attivarsi di questa dinamica. Tante le problematiche e tanti i bisogni, dal sovraffollamento, all’impegno “fuori” una volta usciti, il senso dell’azione di recupero di un carcere e non solo punitiva. Verrà progettata una visita di tutta la redazione del nostro settimanale diocesano WWW.ANCORAONLINE.IT all’interno del supercarcere di Marino del Tronto per rincontrare i detenuti della redazione di “Io e Caino”. L’incontro si è svolto dunque con entusiasmo e si auspica una collaborazione duratura con l’Ancoraonline, proprio per dar voce a chi voce non ce l’ha e soprattutto – cosa più importante – per lavorare tutti insieme, alla redenzione di questa nostra piccola umanità.

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