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DIOCESI – Prosegue la rubrica con il GRIS diocesano.
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Da tempo mi faccio togliere l’invidia con l’olio da una mia vicina di casa molto religiosa, nel senso che è una credente praticante. Da pochi giorni ho saputo che è peccato. Mi potete spiegare il perché?

Ogni zona ha in uso “tradizioni” proprie per rivelare e scongiurare il malocchio: c’è chi usa un piatto d’acqua e alcune gocce di olio, se la goccia d’olio in mezzo al piatto con l’acqua si disintegra subito, allora è necessario togliere il malocchio. In altre zone invece si usa della cenere che si fa galleggiare su un paiolo ripieno d’acqua (particolarmente in Sardegna), in altri luoghi si compiono strani rituali accompagnati da gesti arcaici e formule incomprensibili. Generalmente si tratta di donne piuttosto anziane che tramandano poi il loro “potere” a persone di loro fiducia, solitamente familiari.

Queste pratiche magiche sono da evitare. Essere oggetto di rituali da parte di pseudo guaritori di valore magico va assolutamente evitato perché potrebbe ritorcersi contro la propria persona. Il CCC al n. 2138 dichiara: “La superstizione è una deviazione del culto che rendiamo al vero Dio. Ha la sua massima espressione nell’idolatria, come nelle varie forme di divinazione e di magia”.

Se si ha il dubbio di essere stati colpiti da malocchio, nel caso che non subentrasse una suggestione cronica, la difesa è molto semplice. L’influsso momentaneo può essere allontanato portando addosso una medaglietta o un crocifisso benedetti. Oppure fare, in caso di necessità, un atto profondo di fede in Gesù e nella sua potenza di salvezza, con altre invocazioni anche a Maria o ai Santi. La persona colpita da malocchio o invidia deve perdonare di cuore per colui che le ha fatto del male, chiunque sia stato (cfr: G. Amorth, Un esorcista racconta, cit., p. 125).

Qualsiasi rituale per togliere l’invidia è una PRATICA MAGICA, e come abbiamo già scritto in precedenza nelle pratiche magiche non si può escludere una qualche partecipazione del gesto malefico al mondo demoniaco (cfr: » (Nota Pastorale della Conferenza Episcopale Toscana, A proposito di magia e demonologia, 01/giugno/1994, art. 13).

Concludo quindi con le parole del moralista Anselm Gunthor in Chiamata e risposta  Ogni pratica magica è un peccato grave contro la fede quando si fa in modo cosciente e volontario e questo vale sia per chi lo compie abitualmente, sia per chi si reca dal mago o dallo pseudo guaritore, sia per chi vi induce altri con consigli e spinte morali, sia per chi vi collabora o vi assiste soltanto.”

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