ChiesaDi Maurizio Calipari

Un’icona posta accanto all’altare maggiore, Maria Salus Populi Romani. È lei, in un abbraccio simbolico, ad accogliere i pellegrini convenuti nella basilica romana di S. Maria Maggiore per la veglia di preghiera convocata, significativamente pochi giorni prima del Natale, dal cardinale vicario Agostino Vallini. Un migliaio di persone, a rappresentare praticamente tutte le componenti del popolo di Dio, vescovi, sacerdoti, religiosi, laici, anziani, adulti, giovani e bambini, tutti riuniti attorno al vescovo per pregare e riflettere sul difficile momento che la città di Roma sta attraversando, anche alla luce dei recenti gravi fatti di malcostume e di corruzione che l’hanno in parte deturpata e che rischiano di far crescere tra la gente amareggiata, la sfiducia e il pessimismo. Un invito a ritrovarsi nella preghiera comune cui il popolo di Dio ha risposto generosamente, consapevole che un’azione rinnovata ed efficace per il bene comune comincia proprio dalla preghiera, dall’invocare la grazia illuminante e corroborante di Dio sull’impegno responsabile dei credenti.

Guai alla città… La veglia ha inizio e, guardando i volti dei pellegrini convenuti, si ha subito l’impressione di una partecipazione interiore sincera e convinta. Il percorso liturgico proposto è molto semplice, privo di formalismi rituali, tutto ruota attorno alla Parola di Dio e alla “parenesi” (“esortazione”), legate dalla preghiera in canto guidata da monsignor Marco Frisina insieme al coro dei giovani della diocesi. Le parole del profeta Sofonia risuonano taglienti come capo d’accusa impietoso: “Guai alla città ribelle e impura, alla città che opprime! I suoi capi in mezzo ad essa sono leoni ruggenti, i suoi giudici sono lupi di sera, che non hanno rosicchiato al mattino. I suoi profeti sono boriosi, uomini fraudolenti. I suoi sacerdoti profanano le cose sacre, violano la legge”. Parole antiche ma attualissime, che ben si adattano a descrivere plasticamente i mali contemporanei della Città Eterna.

Dipende tutto da noi. Al momento della denuncia ad opera della Parola segue quello della riflessione, nutrita dalle parole che Papa Francesco ha pronunciato durante l’omelia della celebrazione di ringraziamento alla fine dell’anno scorso. “Che cosa è successo quest’anno? – aveva detto il Papa rivolto ai romani, anticipando inconsapevolmente l’attualità – Che cosa sta succedendo, e che cosa succederà? Com’è la qualità della vita in questa Città? Dipende da tutti noi! Com’è la qualità della nostra ‘cittadinanza’? Quest’anno abbiamo contribuito, nel nostro ‘piccolo’, a renderla vivibile, ordinata, accogliente? In effetti, il volto di una città è come un mosaico le cui tessere sono tutti coloro che vi abitano. Certo, chi è investito di autorità ha maggiore responsabilità, ma ciascuno di noi è corresponsabile, nel bene e nel male”. Giunge il momento della proclamazione del Vangelo dell’Annunciazione che rimette al centro la figura di Maria, “turbata” dalle parole dell’Angelo e incapace di comprendere nell’immediato i piani di Dio, ma pronta a fidarsi di Lui e a dare la propria adesione incondizionata. Un modello per i credenti, un modello per il popolo di Roma in questo passaggio difficile.

Dalla Parola all’esortazione. L’omelia del cardinale Vallini, pronunciata con familiarità e cordialità, parla al cuore. “Siamo venuti da Maria come pellegrini – ricorda all’assemblea – per essere liberati dalle malattie spirituali che uccidono le relazioni umane e questa città, afflitta da sofferenze, contraddizioni, contrasti, povertà”. “Quando i mezzi diventano fini, e da ‘strumenti’ si cambiano in ‘assoluti’ da conseguire ad ogni costo, si apre la strada alla corruzione”. “Di fronte a queste situazioni, non dobbiamo puntare il dito contro gli altri, ma guardare a noi stessi, provando a cambiare in prima persona quel pezzetto di mondo di cui siamo responsabili”. “Mai dire: cosa ci posso fare io? Tutti possiamo agire, pregare, parlare. Forse a Roma i cristiani sono diventati troppo silenziosi!”. E indica la Parola di Dio come unico strumento vero per “rifare l’uomo” ad immagine di Cristo. A conclusione, un piccolo – ma grande nel significato – gesto d’amore nei confronti della Madonna: dieci bambini portano dei vasetti di fiori colorati ai piedi dell’icona mariana, circondandola del loro profumo, mentre l’assemblea prega con il canto “Sotto il tuo manto”. La veglia si è conclusa nel segno di Maria Salus Populi Romani. Ora è tempo di agire.

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