Da Zenit di Elisabetta Pittino

Come prosegue la questione degli aborti tardivi e infanticidi in Europa, sollevata nello scorso novembre da alcune ONG? Essa era stata sottoposta all’attenzione delle Istituzioni Europee, in particolare a Nils Muinieks, commissario dei Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa, che alla vigiliadei 25 anni dellaConvenzione dei Diritti del fanciullo, si era rifiutato di incontrare le ONG e di approfondire il problema.

Così l’aggregazione di ONG guidate dall’European Centre for Law and Justice (ECLJ) ha lanciato un‘iniziativa proprio il 20 Novembre 2014: sottoporre il tema degli aborti tardivi e degli infanticidi all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), lanciando una petizione sulla piattaforma Citizen-go.

Ad oggi la petizione è stata firmata da 155.309 cittadini europei. Inviata “all’attenzione del presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e dei membri dell’Ufficio”, in essa si legge:“A seguito del rifiuto da parte del Commissario per i Diritti Umani e data l’incapacità del Comitato dei Ministri di affermare che tutti i neonati hanno il diritto di vivere e di ricevere assistenza, vi chiediamo di includere questo tema nell’agenda dell’Assemblea, nel rispetto dell’articolo 65 delle Regole sulla Procedura dell’Assemblea”.

Con la petizione si chiede quindi di “indagare sulla pratica dell’infanticidio neonatale e di condannarla con chiarezza, perché tutti gli esseri umani nati vivi hanno lo stesso diritto di vivere. Il Consiglio d’Europa – si legge ancora nel testo – non può ignorare il proprio dovere di garantire il rispetto dei diritti fondamentali nei confronti di tutti gli esseri umani. Un bambino prematuro è un essere umano e merita di essere protetto!”.

In altre parole, la richiesa di oltre 150mila cittadini europei è un grande “NO!” all’infanticidio.

“È la prima volta che l’APCE viene interpellata da un numero così considerevole di cittadini. Questa procedura di petizione consente a qualsiasi cittadino di chiedere al Presidente e al Bureau dell’APCE di porre in agenda una questione”, si legge in un recente comunicato stampa.

Inoltre l’aggregazione intende denunciare il dolore causato al feto dalla pratica dell’aborto procurato. Il feto infatti sente anche il dolore, oltre a sognare, avere memoria e avere dei desideri, come spiega bene Carlo Valerio Bellieini nella sua breve pubblicazione “L’alba dell’io”.

“In Francia – prosegue il comunicato – il bambino o il feto viene prima ucciso con un’iniezione letale al cuore o al cordone ombelicale, e poi viene indotto il parto. A volte l’iniezione viene eseguita male o non produce l’effetto inteso e il bambino nasce vivo. Uno studio inglese stima il tasso di successo all’87% [1]: il fallimento dell’iniezione feticida è stimato al 13% dei casi. Il metodo per l’aborto tardivo più usato in alcuni Paesi (76% degli aborti tra la 15ma e 19ma settimana e 44% dopo la 20ma in Inghilterra nel 2013 [2]), chiamato ‘dilatazione-evacuazione’, è persino peggiore. Esso consiste nella dilatazione della cervice dell’utero per fare uscire il bambino con un paio di pinze chirurgiche. Il feto o il bambino viene spesso estratto a pezzi: il medico prende ciò che può, tirando e afferrando ciò che esce. Dopo l’evacuazione, il corpo viene ricostruito per verificare se vi sono parti mancanti. Il bambino è smembrato vivo, il che costituisce una ripugnante tortura. Non vengono generalmente usate analgesia o feticidio”.

Le aggregazioni evidenziano che “la legge europea protegge più gli animali che gli esseri umani. La direttiva 2010/63/UE, che mira ad assicurare la protezione di animali usati per scopi scientifici, proibisce tali pratiche, ma non è applicabile agli esseri umani. Tuttavia, riconosce che è “scientificamente provato” che “le forme fetali di mammiferi” (il che comprende anche gli esseri umani) possono “provare dolore, sofferenza e angoscia” persino prima del terzo trimestre di gravidanza. Anzi, gli studi scientifici mostrano che il feto reagisce al tocco entro l’ottava settimana [3] e “prova sofferenza entro la 14ma settimana”.

ECLJ&C quindi denunciano inoltre il destino dei bambini che sopravvivono all’aborto. “Alcuni Paesi europei come il Regno Unito – spiega la nota – permettono l’aborto su semplice richiesta anche se il bambino è viabile (fino a 24 settimane). Altri Paesi, come la Spagna, lo permettono senza alcun tipo di controllo. La soglia di viabilità, secondo la definizione dell’OMS, è stabilita a 22 settimane di gestazione. A volte il bambino nasce vivo in seguito al fallimento di un aborto”.

“Questi bambini – sottolinea il testo – possono essere danneggiati dall’aborto e sono spesso lasciati morire senza cure, per essere poi gettati con i rifiuti biologici. Questo è un trattamento disumano e illegale che viene ignorato. Il personale medico è spesso sconcertato, poiché è posto a volte nella situazione di abortire i bambini ed altre in quella di salvare bambini prematuri della stessa età, a seconda che i bambini siano voluti o meno dai genitori. Alcuni Paesi Europei, consapevoli di questo problema, hanno ridotto il termine per l’aborto legale a 22 settimane, in qualsiasi circostanza. È il caso della Norvegia, che ha adottato una tale legge nel gennaio 2014. Altri conservano una legislazione estrema, come il Regno Unito e la Svezia”.

Alla luce di questi casi a dir poco raccapriccianti, ciò che concretamente si chiede all’APCE, e per suo tramite al Consiglio d’Europa, è digeneralizzare il divieto di aborto su bambini viabili; affermare che i bambini nati vivi e non viabili dovrebbero essere trattati in modo umano e dovrebbero godere del diritto alle cure, specialmente alle cure palliative; affermare che i bambini nati vivi e viabili hanno diritto alla vita e alle cure, indipendentemente dalle circostanze della loro nascita [4] e dai desideri dei loro genitori.

“Queste richieste – spiega Gregor Puppinck, direttore dell’European Centre for Law and Justice – puntano ad un’applicazione più rigida della legge europea ed internazionale vigente, secondo la quale ogni essere umano nato vivo ha diritto al rispetto della propria vita e della propria integrità fisica”.

Inoltre, sottolinea Puppinck, “adottando la Convenzione internazionale dei diritti del bambino, gli Stati hanno riconosciuto che il bambino, a ragione della propria immaturità fisica e mentale, ha bisogno di particolari tutele e cure, inclusa una adeguata protezione legale, sia prima sia dopo la nascita. Gli Stati si sono anche impeganti ad assicurare il più possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del bambino (art. 6). L’APCE ha già affermato nel 1986 che gli embrioni e i feti umani devono essere trattati in ogni circostanza con il rispetto dovuto alla dignità umana”.[5]

Insomma, vale la pena firmare la petizione…

***

NOTE

[1] Nucatola D, Roth N, Gatter M. A randomized pilot study on the effectiveness and side-effect profiles of two doses of digoxin as fetocide when administered intraamniotically or intrafetally prior to second-trimester surgical abortion.

[2] Abortion statistics England and Wales 2013 p. 25, https://www.gov.uk/government/publications/report-on-abortion-statistics-in-england-and-wales-for-2013

[3] “A motor response can first be seen as a whole body movement away from a stimulus and observed on ultrasound from as early as 7.5 weeks’ gestational age. The perioral area is the first part of the body to respond to touch at approximately 8 weeks, but by 14 weeks most of the body is responsive to touch.” Myers LB, Bulich LA, Hess, P, Miller, NM. Fetal endoscopic surgery: indications and anaesthetic management. Best Practice & Research Clinical Anaesthesiology. 18:2 (2004) 231-258.

[4] See notably Anand KJS, Palmer FB, Papanicolaou AC. Repetitive neonatal pain and neurocognitive abilities in ex‑preterm children. Pain [Epub] doi:pii: S0304-3959(13)00335-7. 10.1016/j.pain.2013.06.027, 2013. PMID: 23792285: N.M. Miller, R.P. Smith and N.M. Fisk, “The Fetal Patient,” in Myers and Bulich, Anesthesia for Fetal Intervention and Surgery,BC Decker, Inc. (2005).

[5 ]Articles 2 et 14 de la Convention européenne des droits de l’homme.

[6]RECOMMENDATION 1046 (1986)on the use of human embryos and foetuses for diagnostic, therapeutic, scientific, industrial and commercial purposes.

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