pizzaballaDi Daniele Rocchi

“Un piccolo dono di Natale della Custodia di Terra Santa e degli Ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts) alla Chiesa e ai suoi comunicatori. Un piccolo ma importante segno che, seppure tra tante difficoltà, vuole essere uno sprone per colmare le attese del mondo sulla Terra Santa e informare su ciò che vi accade evitando ogni forma di parzialità”. Così padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, parla del “Christian Media Center” (Cmc), la nuova iniziativa voluta dall’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa che verrà ufficialmente presentata il prossimo 18 dicembre, nel corso della conferenza stampa natalizia del patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal. Il Centro, con sede presso il Terra sancta College di Gerusalemme, intende, inoltre, coordinare i vari media della Chiesa che già operano in Terra Santa tra i quali il sito www.abouna.org, quello del Patriarcato latino, www.lpj.org, Telepace Jerusalem, il Franciscan media center, Télélumière-Noursat, Cançao Nova ed altri ancora.
“Si tratta di una realtà della Custodia di Terra Santa, ma messa a disposizione di tutte le Chiese cristiane di Gerusalemme – spiega il Custode – allo scopo di far conoscere sempre di più le realtà complesse ma importanti della presenza cristiana in Terra Santa che non è solo francescana, cattolica, ma molto più ampia. Dopo anni di esperienza con il Franciscan media Center, continuiamo adesso questa missione ma con un maggiore coinvolgimento delle altre Chiese. Ciò è stato possibile grazie soprattutto a ‘Cançao Nova’ una comunità brasiliana fondata nel 1978, che svolge una pastorale evangelizzatrice tramite i mezzi di comunicazione sociale”. Cançao Nova, in particolare, collabora con la Custodia nella produzione di programmi in portoghese sulla Terra Santa e presto aprirà una seconda sede a Nazaret, dopo quella di Gerusalemme.
A chi si rivolge il Centro e quali saranno i suoi principali utenti?
“A tutti coloro che sono interessati a divulgare notizie sulla presenza cristiana in Terra Santa. Ci saranno due redazioni, una internazionale e una locale in lingua araba perché bisogna porre attenzione, soprattutto in questo momento, alle vicende mediorientali e alle tante divisioni che ci sono. Per i cristiani locali guardare a Gerusalemme non deve essere una realtà teorica ma concreta. La redazione internazionale si rivolge invece a tutto il mondo. Tutti coloro che hanno bisogno di informazioni, notizie, video e quant’altro, potranno trovarle nel nostro nuovo media center”.
Come sarà organizzato?
“Nel Centro i giornalisti troveranno oltre a notizie e informazioni, anche delle postazioni di lavoro, interpreti, personale formato e qualificato e tutto ciò che serve per portare avanti al meglio il proprio lavoro. Va detto subito che siamo una piccola realtà e che sarà difficile servire tutti da tutto il mondo. Lo scopo, ripeto, è quello di dare agli operatori, soprattutto quelli cattolici, la possibilità di avere accesso alle informazioni, immagini e canali che altrimenti sarebbero difficili da ottenere. Immagino che i grandi network e televisioni, dotati di ampi mezzi, saranno più autonomi, per questo pensiamo di rivolgerci a realtà di informazione medio-piccole che però hanno uno stretto legame con il territorio che a noi interessa”.
Usufruire del Centro avrà un costo?
“Lo scopo non è assolutamente commerciale. I due terzi dell’investimento sarà a carico della Custodia, ma faremo in modo che tutti coloro che usufruiranno dei servizi del Christian media center possano contribuire concretamente per un terzo, utile a rientrare delle spese sostenute”.
Dare notizie sulla Terra Santa non è facile anche per la complessità della regione, tradizionalmente instabile. Quali sono le ombre maggiori che si allungano sull’informazione in questa terra?
“Direi che sono le divisioni e le parzialità, il cercare di mettersi a servizio di una fazione piuttosto che di un’altra asservendosi a una idea preconcetta invece di far conoscere in modo sereno la realtà nella sua complessità. Non dobbiamo rendere parziale ciò che è già complesso. Fortunatamente ci sono anche molte luci rappresentate dalle tantissime opere e realtà, anche di carità, che cerchiamo di far conoscere con l’aiuto del Centro”.
Così facendo si comunica il Vangelo…
“Non si può parlare del Vangelo di Cristo senza parlare del luogo. Nazaret, Betlemme e Gerusalemme sono posti che ci parlano di Gesù. Raccontare questi luoghi e ciò che vi accade oggi vuol dire rendere concreto il Vangelo che è legato all’Incarnazione”.

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