ScarpDi Gianni Borsa

Il ragazzone, alto, sorridente, ti si avvicina. Gentile, saluta, porge una rivista: “Ti interessa?”. Manuel viene dalla Costa d’Avorio. Davanti alle chiese di Milano vende “Scarp de’ tenis”, giornale della strada promosso da Caritas Ambrosiana e Caritas italiana, che esce ininterrottamente ogni mese dal 1996. Stampato in 20mila copie è diffuso in nove città: oltre al capoluogo lombardo ci sono Torino, Napoli, Vicenza, Venezia, Genova, Firenze, Rimini, Verona. La diffusione della pubblicazione dà lavoro a più di 150 persone con difficoltà, emarginati, disoccupati, stranieri, italiani che hanno necessità di integrare il reddito. Vendono il giornale e tengono metà del prezzo di copertina. Pochi giorni fa “Scarp de’ tenis” (testata che evoca una canzone resa famosa da Enzo Iannacci) ha ricevuto dal Comune di Milano la benemerenza civica. Il nuovo numero sarà in distribuzione da domenica 14 dicembre con una veste grafica ammodernata e tante nuove rubriche.

Una voce fuori dagli schemi.
Lo streetmagazine più conosciuto in Italia, tenacemente sostenuto dalla Caritas, arriva “per strada” con una storia inedita ed esclusiva di Dylan Dog, personaggio creato dal fumettista Tiziano Sclavi, e diverse rubriche con firme note. “La rivista cambia, cresce e si rinnova, ma rimane ancorata alla sua storia e al suo progetto sociale”, spiegano nella redazione milanese. “Da vent’anni Scarp de’ tenis cammina a fianco di chi cerca, di chi esprime un bisogno, di chi chiede una mano per ritrovare dignità o un aiuto per ripartire”. La storia centrata sull’“indagatore del mistero” Dylan Dog è intitolata “Il volontario”. Un episodio, disegnato da Sergio Gerasi e scritto da Davide Barzi, ambientato proprio a Milano, in una struttura di accoglienza gestita dalla Caritas che ospita ogni notte più di 60 senzatetto e persone con disagio. “Scarp” – come lo chiamano con affetto i redattori e i venditori – pubblica quindi il primo dei racconti di dieci grandi scrittori sul tema de “I dieci comandamenti”. Non ruberai è il primo, firmato da Erri De Luca. “Sui prossimi numeri – puntualizza la redazione – si potranno leggere i testi di altri scrittori come Maurizio Maggiani, Domenico Starnone, Andrea Vitali, Gianrico Carofiglio, Antonella Cilento”. La cover di questo numero racconta con un’immagine il dossier che è possibile leggere all’interno: “Volontari a casa nostra”, storie di rifugiati che consegnano pasti, puliscono piazze e aiutano chi è in difficoltà. Rifugiati – chiariscono alla Caritas – che si mettono al servizio dei più deboli”.

Patrice Evra, storia “straniera”. Tra le pagine del numero 187 del mensile il giornalista sportivo Gianni Mura presenta la storia, personalissima, di fatiche, solitudini, ma infine di gioie e successo, di un immigrato ben noto al pubblico italiano ed europeo: il calciatore Patrice Evra, “dalla strada alla Juve, sempre a testa alta”. “Patrice è nato a Dakar nel 1981 e ha fatto un piccolo giro del mondo”: Sir ha letto in anteprima l’articolo di Mura. “Padre senegalese ma originario della Guinea, madre di Capoverde, quando Patrice ha tre anni la famiglia si sposta a Les Ulis, nella banlieue parigina. Cresce in strada, gioca a palla nei parcheggi. Da calciatore affermato, dirà che la scuola della strada gli è servita: si impara a dare e ricevere rispetto, a reagire alle prepotenze”. Dakar, Parigi, Torino, Marsala; poi Monza, Nizza, Monaco, Manchester e Torino: “questo è il viaggio di Patrice. Quando è nelle giovanili del Paris St. Germain lo nota un talent scout italiano”. Lo porta al Torino, poi lo dirotta al Marsala (serie C). “Lì almeno è sicuro di giocare. Patrice ha 17 anni, gioca esterno d’attacco”. “Di Marsala ho bellissimi ricordi – sono le parole del calciatore -. Ero il figlio di tutti. Mi chiamavano dal balcone e m’invitavano a mangiare”. Il testo prosegue con quanto accaduto a Evra, con alti e bassi, successi, fallimenti, sacrifici, tante soddisfazioni. Mura non trascura di segnalare i momenti di solitudine nella biografia del difensore bianconero, persino quella volta, solo, alla stazione, “salvato” da uno sconosciuto africano che gli porge la mano, gli offre un piatto caldo e un rifugio per la notte. Una storia di “stranieri” come tante, oggi, in Italia.

La penna di Erri De Luca. “Non ruberai: così è scritto il comandamento nella sua lingua madre. Esiste la tentazione e tu la estirperai dal futuro dei tuoi gesti. Giusto che il verbo sia rivolto con il tu: è strettamente personale, come il resto dei comandamenti, perché riguarda il rapporto tra la persona e la divinità”. A Erri De Luca si deve invece il primo racconto sui dieci comandamenti pubblicato sul rinnovato “Scarp de’ tenis”. “Anch’io da bambino, ospite in stanze altrui, mi affascinai – scrive – di una lente d’ingrandimento, un oggetto mai visto prima, dal potere magico per me in quel momento. Scoprivo la grandezza dei pori, la profondità dei solchi del mio palmo… Ero ospite insieme a mia madre di quella casa. Nascosi l’oggetto tra i miei panni. Mia madre lo trovò e mi costrinse a restituire la lente al proprietario”. Perché – è la morale – la vita insegna.

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