francesco zanotti“O si agisce subito sui fondi in distribuzione in questi giorni, relativi al 2013 e nelle ultime settimane ridotti a un quarto rispetto alla dotazione dell’anno precedente, o per numerose testate giornalistiche ‘di idee’ e ‘del territorio’ i tempi si faranno davvero bui”. Lo scrive Francesco Zanotti, presidente nazionale della Fisc (Federazione settimanali cattolici), in un editoriale pubblicato ieri su “Avvenire”. Nel testo, che richiama l’incontro-stampa avvenuto due giorni fa al Senato per denunciare il forte rischio per tutta la stampa cooperativa e non-profit, Zanotti rileva come “l’opinione pubblica non vede con favore il sostegno pubblico ai giornali” in quanto lo accomuna “al finanziamento ai partiti”, senza distinguere tra chi “svolge un servizio all’informazione da chi invece cerca di sfruttare risorse dei cittadini per fini personali quando non addirittura truffaldini”. I fondi per l’editoria, approvati nel 1981 e riformati nel 1990, hanno la finalità di “sostenere e incoraggiare la democrazia informativa” oltre che di “mettere un equo supporto al mercato pubblicitario sfrenatamente sbilanciato verso i grandi network televisivi”. “Da molte parti e per qualsiasi settore economico si invoca il ‘mercato’ – prosegue il presidente Fisc – come buon regolatore”. Ma, contrariamente a quanto si pensi, “l’editoria è sostenuta ovunque, in modi e con mezzi assai diversi”.

Secondo Zanotti, il sostegno all’editoria in quasi tutti gli altri Paesi è dovuto al fatto che viene considerata “un valore per una società moderna” in quanto il pluralismo “rappresenta un elemento indispensabile e irrinunciabile anche in periodi di spending review. Altrimenti si rischia il pensiero unico”. La soluzione, per il presidente della Fisc, consiste “nell’incoraggiare chi merita, chi dà voce a quella parte del Paese che troppo spesso non emerge, ma è viva e vitale”. “I tagli lineari e indiscriminati non servono”, aggiunge, “anzi, penalizzano i più virtuosi, a danno dell’intera collettività”. “In questa ottica, si capisce bene perché i contributi all’editoria non rappresentino un ‘regalo di Stato’, un favore a una casta di privilegiati. Sono un sostegno – conclude Zanotti -, certo perfettibile, ma necessario, per alimentare quella polifonia di voci alla quale, ne siamo convinti, nessuno vuole rinunciare”. 

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