Vescovo Carlo Bresciani

Di Floriana Palestini

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tutta la città si è stretta intorno alla famiglia di Livio Capriotti nel pomeriggio di domenica 7 dicembre, per dare l’ultimo saluto al marittimo scomparso in mare.
Alla celebrazione, presieduta dal vescovo Carlo Bresciani, erano presenti amici e parenti di Livio, la moglie Simona con suo figlio; molte autorità hanno partecipato alla funzione, tra cui il presidente della Provincia Paolo D’Erasmo, il sindaco di San Benedetto Giovanni Gaspari.

Nell’omelia il vescovo ha esordito con una provocazione: “Consolate il mio popolo, dice il vostro Dio”. per poi proseguire “Così dice il profeta Isaia, nella lettura di questa seconda domenica di Avvento.
Ma come consolare una moglie che perde improvvisamente e tragicamente il proprio marito, il giorno del terzo anniversario di matrimonio?
Come consolare un figlio, che in così tenera età perde il papà, che non potrà conoscere? Come consolare i genitori che perdono un figlio nel fiore della sua età?
Le domande potrebbero continuare. Una cosa è certa: le parole da sole non possono consolare e non possono sostituire una perdita di questo tipo. La consolazione quindi non sta nelle parole, ma nell’affettuosa vicinanza umana, innanzitutto, e nel riscoprire la vicinanza di Dio, che va ben oltre. Il profeta Isaia, quando pronuncia queste parole, ha davanti a sé la situazione disastrosa di Gerusalemme, la situazione di un popolo, quello di Dio, ridotto in condizioni penose. L’unica parola che ha per consolarlo, cosa che nessun essere umano sarebbe in grado di fare, è rimandarlo a Dio e annunciare che Dio non abbandona il suo popolo nella tribolazione, ma viene in suo aiuto.

Questo è quanto noi viviamo nell’Avvento: attendiamo un Dio che viene in aiuto al suo popolo. Isaia rassicura Israele dicendo: “Dio verrà in tuo aiuto”, anche se non sa dire come né quando. I modi di fare di Dio ci sorprendono sempre, ma a chi si affida a Lui egli non lascia mai mancare il suo aiuto, anche nelle più gravi difficoltà.

Anche noi oggi, di fronte a questo nostro fratello Livio, non abbiamo parole per consolare, se non quelle che ci vengono da Dio. La tragicità che talora attraversa la vita umana ci porta a guardare Dio, che in Gesù Cristo non viene con potenza, ma viene a condividere la nostra condizione precaria di vita. Il Dio nel quale noi crediamo, che ha manifestato il suo vero volto in Gesù Cristo, si è fatto vicino e ha condiviso la nostra condizione umana, ha condiviso il nostro soffrire, il nostro morire, sia pure in quella maniera che non è dipesa dalla tragicità di eventi imprevedibili, ma dalla cattiveria umana.

Gesù conosce il nostro soffrire perché lo ha provato sulla sua pelle e nella sua carne. Egli non vuole la morte, ma la vita. E l’ha promessa a ciascuno di noi dopo che è risorto dalla morte ignominiosa che aveva dovuto subire. Questa speranza ci consola: ci consola nel dolore del distacco temporaneo dai nostri cari. Si tratta di speranza in una vita che va oltre la morte, che Gesù ha promesso: la vita dove ritroveremo in Dio la comunione coi nostri cari, dai quali ora ci ha chiesto il distacco. È un distacco temporaneo, perché la vita non è tolta completamente, ma trasformata, in attesa dei cieli nuovi e della terra nuova dove abita la giustizia, di cui ci ha parlato san Pietro nella seconda lettura.

Livio è morto, non perché ha sbattuto con la barca contro gli scogli: avrebbe potuto gettarsi subito in mare e si sarebbe salvato.
È morto perché, in un atto di grande amore per il suo lavoro e la sua famiglia, ha cercato di salvare la sua barca, il suo patrimonio, per poter continuare a sostenere con un onesto lavoro la sua famiglia. Stava rientrando stanco, dopo aver lavorato con il duro lavoro del pescatore, pensando alla propria famiglia e al momento di gioia per il terzo anniversario del suo matrimonio.
È morto lavorando. Il mare se lo è portato via, si è portato via un altro dei nostri pescatori. Un pescatore che amava il suo lavoro, un lavoro che aveva scelto per passione. Il mare, lo sappiamo, è generoso di pesce, ma chiede che glielo portiamo via con molta cautela, con molta prudenza e con grande rispetto.

Come comunità cristiana siamo vicini alla famiglia; la nostra vicinanza e la nostra preghiera siano di consolazione in questo momento di grande dolore. Ora, mentre raccomandiamo l’anima di Livio alla misericordia di Dio e chiediamo per lui il riposo nella pace, la nostra presenza numerosa parla di una condivisone e di un affetto spontaneo ai suoi familiari, che vorremmo non abbandonare in questi dolorosi frangenti che sconvolgono tutti i progetti di vita, coltivati a lungo nell’intimità familiare. Siamo anche vicini alla marineria tutta, colpita gravemente dalla perdita di uno dei suoi: questo deve indurre ancora una volta a ripensare quanto sia importante curare la sicurezza in mare per tutti gli operatori, con tutti i mezzi umani e tecnologici di cui oggi possiamo disporre. La morte tragica ci insegna ad avere tutta la cautela umanamente possibile e ad usare tutti i mezzi, perché possiamo evitare quanto poi ci ferisce profondamente. Raccomandiamo l’anima di Livio e preghiamo per lui e per la sua famiglia, preghiamo di cuore il Signore perché il conforto che noi non riusciamo a dare, Lui lo possa dare. Invochiamo Maria, Madonna della Marina e Stella del Mare: Maria, veglia su Livio, sulla sua famiglia e su tutta la nostra marineria. Amen».

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