Di Carlo Gentile

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è svolto venerdi 5 dicembre presso l’Auditorium comunale di San Benedetto del Tronto l’evento formativo “Neuroni specchio e riabilitazione”. Dopo i saluti iniziali del primo cittadino Giovanni Gaspari e del Direttore Area vasta Massimo del Moro, è stato il Vescovo diocesano mons. Carlo Bresciani ad introdurre il numeroso pubblico presente, negli innovativi ed affascinanti scenari dei neuroni specchio in relazione alle influenze del mondo esterno ed alla libertà di scelta individuale.

“Ogni atto umano è mediato dal cervello ed ogni apprendimento all’inizio avviene per imitazione”- ha precisato il nostro Vescovo – ribadendo come la libertà umana, pur influenzata dal contesto del vissuto, possa comunque andare oltre l’imitazione consentendo ad ognuno di noi la scelta definitiva.

“Ogni conoscenza è nelle mani della coscienza o dell’insipienza umana”. Successivamente è stata proiettata in sala l’intervista al dr. Giacomo Rizzolatti , autore della scoperta rivoluzionaria dei neuroni specchio (Parma, 1996). “l’empatia ha una base neurofisiologica- ha precisato Rizzolatti. “La mia azione è azione altrui”. Nel momento in cui vedo un movimento altrui, dentro di me si crea un programma motorio che attiva gli stessi neuroni utilizzati per quel medesimo movimento. In questo senso, io e te siamo la stessa cosa. Siamo felici se gli altri sono felici. Questo è il fallimento sia del libertarismo degli anni ’60 concentrato sulla libertà ideologica di fare quello si vuole (“io sono mio”), sia dell’individualismo, dello yuppismo concentrati maggiormente sull’egoismo individuale e su soddisfazioni personalistiche.
Il dr. Alfredo Fioroni, Presidente Amci diocesana ha ribadito che l’attività dei neuroni specchio è alla base dell’intersoggettività, il meccanismo che ci permette di comprendere e condividere le emozioni altrui: il motivo per cui proviamo empatia in tutte le sue forme, ma anche l’anello della catena che si spezza in un bambino colpito da autismo. Dai Protocolli degli ultimi anni in riabilitazione siamo passati all’Approccio, dal momento che i neuroni specchio consentono adattamenti al sistema sociale solo e grazie alla visione. Domenico Sabatini (presidente Società Italiana Geriatria ospedale territorio) ha precisato come la compassione sia la partecipazione alle sofferenze. Citando Edith Stein ha rilevato come l’empatia sia immedesimazione ma non identificazione. La compassione ci appartiene culturalmente da tempo. Per essere un buon operatore (in tutti i mestieri) occorrono: CULTURA-PAZIENZA-COMPASSIONE. Naturalmente, la Compassione puo’ nascondere aspetti negativi (pena, compatimento, biasimo, pietà) a quelli positivi (comunione intima, partecipazione alla sofferenza). A noi la scelta finale. Nel pomeriggio, coordinati dal dr. Giuseppe Romani si sono alternati interventi delle dr.sse Maria Vittoria Pecoraio e Italia Petrangelo.

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