collettaDi Giovanna Pasqualin Traversa

Nonostante i morsi della crisi, gli italiani si sono mostrati ancora una volta un popolo solidale. Oltre 9.200 le tonnellate di cibo raccolte sabato 29 novembre, Giornata nazionale della colletta alimentare, contro le 9.037 del 2013. Un 2% in più rispetto all’anno scorso, ancora più significativo considerando il contemporaneo e costante proliferare di analoghe iniziative. Nonostante i morsi della crisi, gli italiani si sono mostrati ancora una volta un popolo solidale. Oltre 9.200 le tonnellate di cibo raccolte sabato 29 novembre, Giornata nazionale della colletta alimentare, contro le 9.037 del 2013, primo dato in contrazione dopo le 9.600 tonnellate donate nel 2012 alla Fondazione Banco alimentare che ogni anno promuove l’iniziativa. Un 2% in più rispetto all’anno scorso, ancora più significativo considerando il contemporaneo e costante proliferare di analoghe iniziative, anche se su scala ridotta, promosse a livello locale da parrocchie ed enti caritativi. Ci si poteva aspettare insomma una “dispersione” di risorse, e invece non c’è stata. “Agli italiani basta incontrare una chiara e gioiosa occasione di generosità, di dono, e la risposta non manca mai. È un grande segno di speranza per tutti”, dichiara al Sir il presidente del Banco alimentare Andrea Giussani.

La carica dei donatori e dei volontari. Dai primi dati per città e Regioni pervenuti agli organizzatori, emerge che a Milano sono state raccolte 370 tonnellate di alimenti, +8,6% rispetto al 2013; a Roma 229, +12% rispetto all’anno scorso. Anche Catanzaro ha registrato un +12%. L’aumento più straordinario in percentuale si è verificato in Sardegna: +17%. Incrementi dovuti, secondo i promotori, alla generosità delle persone e all’aumento dei punti vendita aderenti all’iniziativa, oltre che alla disponibilità dei 135mila volontari messi in campo. L’impegno del Banco alimentare, ci spiega Giussani, sarà ora la distribuzione di queste 9.200 tonnellate di cibo raccolte alle 8.898 strutture convenzionate che sostengono ogni giorno 2 milioni di persone indigenti. Senza trascurare la prosecuzione instancabile del lavoro di recupero delle eccedenze, perché, anche se meno nota, oltre al contrasto alla povertà alimentare, nella mission del Banco è compresa pure la lotta agli sprechi. Dal 1989 l’organizzazione recupera le eccedenze alimentari della filiera agroalimentare e, attraverso la propria rete (21 realtà locali su tutto il territorio nazionale), le ridistribuisce gratuitamente alle 8.898 strutture convenzionate. Alimenti ancora ottimi e non scaduti ma che sarebbero destinati alla distruzione in quanto non più commerciabili (magari perché non rispondenti a misure standard o con qualche difetto nell’etichettatura), recuperati soprattutto da ortofrutta, industria agro-alimentare, grande distribuzione organizzata, ristorazione collettiva e Unione europea (attraverso l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura – Agea). Nel 2013 è stato possibile recuperare e salvare dalla distruzione 62.826 tonnellate di cibo perfettamente commestibile e sono state raccolte 9.828 tonnellate di prodotti alimentari. Con Siticibo, progetto di recupero degli alimenti freschi e cucinati, sono stati redistribuiti complessivamente circa 790.912 piatti pronti e oltre 300 tonnellate di prodotti ortofrutticoli e pane, recuperati da circa 250 mense e 782 punti vendita della grande distribuzione.

Maggiore coordinamento istituzioni-enti. Per Giussani, questo impegno tuttavia non basta. “Nel breve periodo – sostiene – occorre pianificare correttamente l’approvvigionamento e la distribuzione delle derrate dei fondi europei del Fead (Fondo europeo di aiuti agli indigenti, ndr) con le organizzazioni destinatarie, così da ottimizzarne la destinazione”. “Nel tempo – prosegue – andrebbero aggiunte a queste provvidenze maggiori fondi del governo italiano, ancora insufficienti, e andrebbe perseguita una maggiore sinergia tra amministrazioni e organizzazioni caritative per il miglior utilizzo di piani e risorse scarsi”. Contro lo spreco, il presidente del Banco suggerisce campagne di sensibilizzazione rivolte alle imprese della filiera alimentare “per indurle a destinare le eccedenze a scopo sociale anziché alla distruzione”. Da parte sua, il governo dovrebbe promuovere incentivi economici e fiscali “per premiare processi aziendali virtuosi in questa direzione”. In un incontro tenuto nei giorni scorsi con una delegazione degli enti caritativi – tra cui Banco alimentare, Caritas Italiana, Comunità di Sant’Egidio – il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina ha fatto sapere che il dicastero sta per iniziare la distribuzione agli enti caritativi di 45mila tonnellate di prodotti acquistati da Agea su delega del ministero del Lavoro e con l’indirizzo del Mipaaf, utilizzando i 36,7 milioni di euro di anticipo da parte del governo nazionale delle risorse del Fead. “Fino al 2020 – spiega – avremo oltre 400 milioni dall’Ue ai quali aggiungiamo più di 70 milioni di euro di quota nazionale”. Sui 36,7 milioni anticipati assicura: “Non ci limitiamo a questo intervento e abbiamo stanziato ulteriori 5 milioni di euro con risorse del ministero delle Politiche agricole per il 2015, che andranno a rafforzare il piano che gestiamo con Agea”.

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