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La Thailandia dice “stop” all’utero in affitto.​Il Parlamento ha infatti approvato giovedì scorso, quasi all’unanimità, la prima bozza di una legge che metterebbe al bando la possibilità di gravidanze portate avanti da “madri surrogate”. La decisione avviene a seguito del caso del “piccolo Gammy”, il bambino affetto da sindrome di Down nato da una madre surrogata thailandese su commissione di una coppia australiana che ha abbandotato il bimbo, una volta venuta a conoscenza della sua malattia.

Solo due voti, contro 177 “sì”, si sono detti contrari alla legge che prevede anche una pena fino a dieci anni di reclusione per chi la viola. La pratica era già teoricamente bandita per scopi commerciali in Thailandia, ma negli ultimi anni il Paese era emerso comunque come una destinazione per migliaia di coppie straniere.

Pochi giorni dopo l’exploit mondiale del caso “Gammy”, le autorità thailandesi avevano infatti scoperto l’esistenza di 15 neonati messi al mondo da un giovane giapponese tramite madri surrogate a Bangkok, per scopi mai chiariti.

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