EbolaL’epidemia di ebola che si è abbattuta su alcuni Paesi dell’Africa “è un triste richiamo alla fragilità e all’arretratezza dei sistemi sanitari del continente”.
Per questo Amref (African Medical and Research Foundation), la principale organizzazione sanitaria africana, organizza in Kenya una conferenza internazionale in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità per parlare di “Cambiamenti sostenibili per la salute in Africa”. L’evento si svolgerà dal 24 al 26 novembre e sarà l’occasione per riunire i principali attori nel settore sanitario e fare il punto sul raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio, iniziativa progettata per accelerare la riduzione della povertà e migliorare le condizioni sociali nelle regioni in via di sviluppo entro il 2015.
Attraverso la conferenza internazionale, l’Amref vuole “condividere ricerche innovative sui sistemi sanitari e di salute in Africa; identificare e discutere gli approcci prioritari per affrontare le sfide sanitarie dell’Africa nell’agenda post-2015; riunire ricercatori, policy maker, professionisti, avvocati e organizzazioni della società civile”. La conferenza sarà inoltre occasione per chiamare all’attenzione il settore privato al fine di aiutare i governi nel fornire cure sanitarie di qualità.

Il rischio di contagio ebola per la popolazione nell’Ue invece continua a essere “molto basso” perché la trasmissione avviene solo per contatto diretto con fluidi corporei di pazienti contagiati e perché sono molto alti gli standard di strutture e cure sanitarie in Europa. Lo ribadisce la Commissione europea con un foglio informativo diffuso oggi.
La mobilitazione e il monitoraggio non si fermano sia all’interno dell’Unione sia nei Paesi più colpiti, dove dal 12 al 16 novembre si sono recati il commissario per gli aiuti umanitari e “coordinatore ebola”, Christos Stylianides, e il commissario per la salute Vytenis Andriukaitis. L’Ue ha attivato una “task force” che quotidianamente si ritrova a Bruxelles e di cui fanno parte rappresentanti di Stati membri, Commissione, Servizio di azione esterna, Onu, Croce Rossa e varie ong. Dall’inizio della crisi è stato stanziato oltre 1 miliardo di euro per la diagnostica, le cure mediche, la formazione di personale medico e paramedico, campagne di informazione tra le popolazioni colpite e il trattamento dei cadaveri. I morti sono ormai quasi 5mila e 13mila i contagi. Sono però “necessari più operatori sanitari” internazionali, “spina dorsale della risposta all’epidemia” dice l’Ue, che ha attivato un sistema medico di evacuazione in caso di contagio, accanto alla piattaforma medica online per lo scambio rapido d’informazioni su trattamento e prevenzione.

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