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Lo Ior conferma il provvedimento di una banca italiana per la restituzione di fondi dell’Istituto, pari a 23 milioni di euro, da parte del Credito Valtellinese. I fondi – all’origine dello scandalo che ha travolto la banca vaticana – “erano stati bloccati nel settembre del 2010 per effetto di alcune misure preventive introdotte dalle autorità italiane”, ricorda una nota della Sala Stampa vaticana.

Il sequestro preventivo è stato revocato nel giugno 2011, sebbene i fondi sono rimasti vincolati a causa di irrisolte questioni connesse all’adeguata verifica, la cosiddetta customer due diligence.

Il rimpatrio dei fondi, si legge ancora nel comunicato vaticano, “è stato ora reso esecutivo anche per effetto dell’introduzione da parte della Santa Sede, avvenuta nel 2013, di un solido sistema di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, e di vigilanza”.

Sistema che è stato riconosciuto dal Comitato Moneyval del Consiglio d’Europa nel dicembre 2013. La Santa Sede ha inoltre rafforzato la sua collaborazione a livello internazionale con Paesi come ltalia, Germania, Stati Uniti e Regno Unito stipulando diversi accordi bilaterali.

Lo Ior, attualmente capitanato dal francese Jean-Baptiste de Franssu, intrattiene rapporti con circa 35 banche straniere in tutto il mondo mediante le quali esso effettua attività di tesoreria e servizi di pagamento globali al servizio della Chiesa.

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