religiosi“La vita religiosa aiuta la Chiesa a realizzare quell’‘attrazione’ che la fa crescere, perché davanti alla testimonianza di un fratello e di una sorella che vive veramente la vita religiosa, la gente si domanda ‘che cosa c’è qui?’, ‘che cosa spinge questa persona oltre l’orizzonte mondano?’. Questa direi è la prima cosa: aiutare la Chiesa a crescere per via di attrazione”.
Lo ha detto Papa Francesco, ricevendo oggi in udienza i partecipanti all’Assemblea generale della Cism (Conferenza italiana dei superiori maggiori).
“Noi religiosi siamo chiamati a dare una testimonianza di profezia. La testimonianza di una vita evangelica è ciò che distingue il discepolo missionario e in particolare chi segue il Signore nella via della vita consacrata. E la testimonianza profetica coincide con la santità”.
Per il Pontefice, “la vera profezia non è mai ideologica, non è ‘alla moda’, ma è sempre un segno di contraddizione secondo il Vangelo, così come lo era Gesù. Gesù, per esempio, fu un segno di contraddizione per le autorità religiose del suo tempo: capi dei farisei e dei sadducei, dottori della legge”. Il Santo Padre ha, quindi, ripreso “una bella espressione” del presidente della Cism: “Non vogliamo combattere battaglie di retroguardia, di difesa, ma spenderci tra la gente”, nella certezza di fede che Dio sempre fa germogliare e maturare il suo Regno.

“Questo – ha ammesso Francesco – non è facile, non è scontato; richiede conversione; richiede anzitutto preghiera e adorazione; e richiede condivisione con il popolo santo di Dio che vive nelle periferie della storia. Decentrarsi.
Ogni carisma per vivere ed essere fecondo è chiamato a decentrarsi, perché al centro ci sia solo Gesù Cristo. Il carisma non va conservato come una bottiglia di acqua distillata, va fatto fruttificare con coraggio, mettendolo a confronto con la realtà presente, con le culture, con la storia”.
Secondo il Papa, “un segno chiaro che la vita religiosa è chiamata a dare oggi è la vita fraterna. Oggi la cultura dominante è individualista, centrata sui diritti soggettivi. È una cultura che corrode la società a partire dalla sua cellula primaria che è la famiglia. La vita consacrata può aiutare la Chiesa e la società intera dando testimonianza di fraternità, che è possibile vivere insieme come fratelli nella diversità: questo è importante”. Perché, ha evidenziato, “nella comunità non ci si sceglie prima”, eppure “si cerca di vivere da fratelli. Non sempre si riesce, certo, tante volte si sbaglia, perché siamo tutti peccatori, però si riconosce di avere sbagliato, si chiede perdono e si offre il perdono. E questo fa bene alla Chiesa: fa circolare nel corpo della Chiesa la linfa della fraternità. E fa bene anche a tutta la società”.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *