sinodo“Non va, inoltre, dimenticato che la stessa prassi della fecondazione artificiale, mentre persegue il diritto del figlio ad ogni costo, comporta nella sua metodica una notevole dispersione di ovuli fecondati, cioè di esseri umani, che non nasceranno mai”, rileva il Messaggio. In realtà, “il desiderio di avere un figlio è nobile e grande; è come un lievito che fa fermentare la nostra società, segnata dalla ‘cultura del benessere che ci anestetizza’ e dalla crisi economica che pare non finire. Il nostro paese non può lasciarsi rubare la fecondità”. È “un investimento necessario per il futuro assecondare questo desiderio che è vivo in tanti uomini e donne. Affinché questo desiderio non si trasformi in pretesa occorre aprire il cuore anche ai bambini già nati e in stato di abbandono. Si tratta di facilitare i percorsi di adozione e di affido che sono ancora oggi eccessivamente carichi di difficoltà per i costi, la burocrazia e, talvolta, non privi di amara solitudine. Spesso sono coniugi che soffrono la sterilità biologica e che si preparano a divenire la famiglia di chi non ha famiglia, sperimentando ‘quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita’”

“La solidarietà verso la vita – accanto a queste strade e alla lodevole opera di tante associazioni – può aprirsi anche a forme nuove e creative di generosità, come una famiglia che adotta una famiglia – suggerisce il Messaggio -. Possono nascere percorsi di prossimità nei quali una mamma che aspetta un bambino può trovare una famiglia, o un gruppo di famiglie, che si fanno carico di lei e del nascituro, evitando così il rischio dell’aborto al quale, anche suo malgrado, è orientata”. Si tratta di “una scelta di solidarietà per la vita che, anche dinanzi ai nuovi flussi migratori, costituisce una risposta efficace al grido che risuona sin dalla genesi dell’umanità: ‘dov’è tuo fratello?’. Grido troppo spesso soffocato, in quanto, come ammonisce Papa Francesco ‘in questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell‘indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!’”. Per i vescovi, “la fantasia dell’amore può farci uscire da questo vicolo cieco inaugurando un nuovo umanesimo: ‘vivere fino in fondo ciò che è umano (…) migliora il cristiano e feconda la città’. La costruzione di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita”.

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