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La Santa Sede partecipa all’incontro dei ministri dello sport dell’Unione Europea

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ROMA – Si è tenuta a Roma il 20 e 21 ottobre, presso il Ministero degli Affari Esteri, la Riunione Informale dei Ministri dello Sport. Due giorni di confronto sullo sport nell’ambito del Semestre di Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea.
Tra le delegazioni presenti, quest’anno per la prima volta, e grazie alla lungimiranza del Governo Italiano, si trovava quella della Santa Sede, rappresentata da Mons. Melchor Sanchez de Toca Alameda, Sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura ed Edio Costantini, Consultore del Pontificio Consiglio della Cultura. I temi affrontati nelle due giornate di lavoro sono di scottante attualità:
1. lo sport come strumento educativo, di integrazione e di coesione sociale, introdotto dal Sindaco di Torino, Piero Fassino, per rendere le nostre città più inclusive, per incidere sulla qualità della vita delle periferie, ricucire le fratture urbane e far crescere il senso di comunità;
2. il fenomeno della “third party ownership”. La proprietà di terze parti dei giocatori comporta che un giocatore venga letteralmente “ venduto” e “suddiviso” per interessi economici tra uno o più fondi di investimento. I giocatori in questione perdono la loro libertà contrattuale, mentre i proprietari del cartellino abusano del potere d’acquisto a spese dei calciatori che vengono privati del libero arbitrio. I valori fondamentali di integrità e trasparenza, che dovrebbero essere parte integrante nello sport, vengono così disprezzati e violati. Tutto questo è contro la dignità umana. Occorrono provvedimenti che vietino la multiproprietà’ degli atleti;
3. il fair play finanziario, introdotto dal Presidente UEFA, Michel Platini, che chiede ai Club una gestione finanziaria giusta ed equa e il pareggio dei bilanci. Adottato dal calcio professionistico europeo, è diventato una regola molto importante per la credibilità e la sostenibilità di tutto lo sport.
I lavori sono stati coordinati dall’On. Graziano Delrio, in qualità di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, assistito da Giovanni Panebianco, Direttore del Dipartimento per gli Affari Regionali, le Autonomie e lo Sport, e da Antonio Naddeo, Capufficio del medesimo Dipartimento. Un’organizzazione impeccabile, arricchita dal calore dell’accoglienza italiana, unanimemente apprezzata dai delegati stranieri, e dalla visita presso il MAXXI, che ha ospitato una mostra intitolata “Fair Play: Arte Sport e Video Oltre Limiti e Confini”, hanno reso questa due giorni un incontro di alto livello.
– Intervento della delegazione della Santa Sede sulla sessione: sport e inclusione sociale, scritto e preparato congiuntamente da Mons. Melchor Sanchez e Edio Costantini:
“La Chiesa ha sempre guardato con simpatia lo sport sia a livello educativo e pastorale sia a livello di fenomeno sociale e culturale perché ha a cuore la promozione della persona umana nella sua integralità corpo, anima e spirito.
Di fronte all’imponenza dello sport moderno, la Chiesa non ha mai avuto timori di accoglierne “sportivamente” le sfide, di incoraggiarne la pratica e di formulare un suo adeguato “pensiero” attraverso la sensibilità dei Sommi Pontefici.
Lo sport è cultura. Non è solo competizione, non è solo cura del benessere fisico o della salute, ma è un bene educativo, un bene sociale, culturale e spirituale. Lo sport diventa valore culturale quando è capace di rivelare l’uomo a se stesso ed avvicinarlo a comprendere il valore religioso della sua vita. Ciò vuol dire, come poter aiutare l’atleta a cogliere nell’esperienza sportiva la pienezza della vita
La Chiesa ha generato grandi figure di educatori e di santi che hanno saputo comprendere e valorizzare l’importanza dello sport in campo educativo: San Giovanni Bosco, San Leonardo Murialdo, don Pino Puglisi, assassinato dalla mafia e tanti altri. La Chiesa, attraverso le Parrocchie, le Congregazioni religiose, le scuole cattoliche ha sempre valorizzato lo sport come un bene educativo. Nel caso della Chiesa italiana, la diffusione educativa dello sport è avvenuto, soprattutto, attraverso gli oratori. Sono luoghi educativi gratuiti ed aperti a tutti. Milioni di ragazzi sono cresciuti e sono diventati adulti e bravi cittadini praticando lo sport e giocando. Alcuni di loro sono diventati dei grandi campioni… altri sono diventati bravi ed onesti cittadini. Tutto lo sport e in modo particolare il calcio ha svolto una vera opera educativa che ha affiancato per diverse generazioni, la famiglia, la scuola e la parrocchia nella costruzione della “comunità delle persone”. Pertanto, parlare oggi di sport significa parlare di un fenomeno sociale dalle dimensioni macroscopiche ed universali, che affonda le sue radici nelle molteplici ramificazioni della vita dei giovani e degli adulti.
Purtroppo, la grande sfida delle nostre società di oggi è l’emergenza educativa. Su questo versante lo sport può essere di grande aiuto. Perciò, bisogna continuamente vigilare perché lo sport non perda mai la sua vera “anima” educativa. Pertanto, occorre continuamente investire nella formazione di educatori, volontari, motivati e competenti, capaci di saper mettere sempre al centro dello sport il valore dell’atleta”.
– Intervento della delegazione della Santa Sede sulla sessione: fair play finanziario e sul fenomeno della “third party ownership” (proprietà dei giocatori), preparato congiuntamente da Mons. Melchor Sanchez e da Edio Costantini:
“Ci complimentiamo con UEFA per gli sforzi che sta facendo nel contrastare ogni forma di illegalità nel calcio europeo. È evidente a tutti, l’eccessiva commercializzazione dell’industria del calcio e la sua decadenza etica e morale. Il cuore dello sport non dovrebbe essere il profitto ma il gioco, non dovrebbe essere il consumismo ma la gratuità, l’altruismo, la solidarietà, la festa. Purtroppo, oggi, la malattia dell’utile e del profitto esasperato ha ridotto il calcio ad una sorta di “mercato del bestiame”, calpestando ogni forma di dignità umana. Gli atleti professionisti, da capitale umano e risorsa lavorativa di una società sportiva, sono diventati, oggi, cespiti patrimoniali e vengono considerati come quote del capitale sociale di un club alla pari di un immobile.
Bisogna restituire dignità umana all’atleta perché non può essere considerato alla pari di uno schiavo o di un attrezzo usa e getta. Non crediamo che un manager di un industria venga considerato al pari dell’atleta un cespite iscritto nel registro dei beni immobili o mobili della società per cui lavora. Sollecitiamo, pertanto, le istituzioni competenti e gli organismi sportivi, a partire dalla UEFA, a vigilare perché venga contrastata ogni forma di illegalità. Ma soprattutto, desideriamo che si mettano delle regole perché venga rispettata la dignità umana degli atleti. Lo sport è per l’uomo e non l’uomo per lo sport”.