uruguayda Buenos Aires, Maribé Ruscica
Dopo dieci anni di governo, e nonostante la sostenuta crescita dell’economia e la riduzione del livello di povertà dal 29% al 12%, la coalizione di centrosinistra cosiddetta “Frente Amplio” (Fa) non ha potuto ottenere nelle elezioni nazionali di ieri in Uruguay, la maggioranza che le avrebbe consentito di evitare il ballottaggio del prossimo 30 novembre. È stata una durissima contesa elettorale anche se Josè “Pepe” Mujica, il presidente uscente, lascia il potere con altissimi livelli di popolarità dentro e fuori dell’Uruguay. L’immagine di Mujica che si reca al seggio al volante della sua vecchia Volkswagen celeste, è stata ripresa dai giornali di moltissimi Paesi del mondo.
Come vaticinato dagli Istituti di sondaggio locali, i risultati tra le due forze politiche più importanti del Paese sono stati quasi pari. Anche se si prevedeva una vittoria di Tabarè Vazquez, candidato del “Frente Amplio” e presidente dell’Uruguay tra il 2005 e il 2010, si sapeva che era lontano dal 50,5% dei voti ottenuti da Mujica nel primo turno delle elezioni del 2010. Infatti, secondo quanto è stato annunciato finora, il “Frente Amplio” avrebbe ottenuto il 46,8% dei voti; al giovane candidato del Partito nazionale, il deputato Luis Lacalle Pou, il 31.9% dei consensi e al senatore Pedro Bordaberry del Partito Colorado” – candidato della terza forza politica in gioco in questo confronto – solo il 12,9% dei voti.
In questo contesto, si può anticipare che il secondo turno sarà combattuto e che si arriverà al ballottaggio fra enormi aspettative. Sono già in marcia, come prevedibile, gli accordi tra il Partito Nazionale (Bianco) e il Partito Colorado, forze di centrodestra che sono state rappresentate in queste elezioni da candidati che sono entrambi figli di ex presidenti dell’Uruguay. “Parleremo con tutti, con il Partito Colorado, con il Partito Indipendente e anche con gli altri”, ha affermato il candidato “bianco”, Lacalle Pou, a commento dei primi risultati. Da canto suo, Bordaberry ha annunciato pubblicamente che voterà Lacalle Pou.
Oltre a scegliere il presidente, gli uruguayani hanno votato ieri la formazione del nuovo Parlamento (dominato sino ad ora dal partito di Mujica) aderendo anche al plebiscito sulla riforma della Costituzione per ridurre da 18 a 16 anni l’età di imputabilità penale dei minorenni coinvolti in delitti gravi, ma finora le proiezioni indicano che la riforma non sarà approvata.
L’insicurezza non è stato un tema minore nel corso della campagna elettorale, meno ancora nella vita quotidiana dei cittadini che hanno visto salire a 138 il numero di omicidi durante il primo semestre del 2014 e hanno sofferto un incremento dei furti, pari al 9,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno 2013. Così come tra i dati positivi sulla gestione del “Frente Amplio”, tutti convengono nel segnalare il significativo stimolo dato agli investimenti, la crescita economica, una migliore distribuzione della ricchezza, il calo della disoccupazione e dei livelli di povertà. Un deficit del governo è stato segnalato sui versanti della sicurezza e dell’istruzione. I cittadini, preoccupati dall’allarmante cifra di 20mila furti all’anno in un Paese che non conosceva problemi di questo genere, non sono parsi del tutto soddisfatti della gestione di Mujica.
Tra le leggi maggiormente vantate dal governo del presidente “Pepe” Mujica, quella che ha regolato il lavoro degli operatori rurali, vecchia rivendicazione della sinistra uruguayana. Tra le più controverse, invece, quella sull’aborto – che era stata vietata dall’attuale candidato Tabarè Vazquez quando era presidente dell’Uruguay – e sulla depenalizzazione del consumo e produzione di marijuana. Molto elogiati, i piani di emergenza e di equità avviati dal governo “frentista” che hanno consentito di accedere a una casa e a un lavoro a molti uruguayani.
“Tutto quello che ho fatto si deve ai miei ideali e al mio senso di equità e di inclusione sociale: al fatto di vedere la montagna di ingiustizia che esisteva”, ha affermato il presidente Mujica che oggi, a 79 anni, e con problemi di salute che soffre sin dagli anni della dittatura militare trascorsi in prigione, è andato a votare al “Cerro” di Montevideo a bordo della sua modesta Volkswagen Fusca dando prova ancora una volta della sua riconosciuta sobrietà. Dopo aver votato, davanti alla gente, ai giornalisti e alla troupe che – con la regia di Emir Kusturica – sta girando un film sulla sua vita, il presidente Mujica ha detto che se ne andava a casa a lavorare la terra per stancarsi e poter così dormire.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *