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Le acque termali scomparse di Grottammare

SusannaGROTTAMMARE – Una curiosa notizia risalente al 1923 ci lascia basiti. Acque sulfuree a Grottammare?

Pare proprio di si. Il tutto è esposto su un volumetto d’epoca, dal titolo : “Da Grottammare ai Campi Flegrei”, del Dottor Francesco Mastropasqua-Grillo.
Si tratta di uno studio sull’utilizzazione della “climatologia” e “balneoterapia marina”, in parole povere sull’utilità delle cure termali e dei bagni marini. Il medico decanta le doti estetiche e salutari di Grottammare, paragonandola addirittura all’affascinante Cuma, sede della famosa “Sibilla”, per somiglianza, similitudine paesaggistica e anche termale. “Ho potuto osservare e constatare che a Grottammare…per le sue speciali caratteristiche climatologiche, si ottengono in modo facile e proficuo tutti i benefici e salutari effetti terapici, adottando e utilizzando i principali concetti di climatologia marina…
Il bagnante oltre a godere un clima marino tra i più caratteristici e speciali, può fare in spiaggia un vero bagno termale-salino, perché come ho potuto più volte osservare, a qualche metro di profondità nell’acqua di mare si sentono le polle termali che sgorgano dal fondo, come si osservano numerose e bollenti nelle spiagge di Napoli e Castellamare di Stabia…
Come accade a Pozzuoli…per la presenza di un vulcano spento..” Il medico continua entusiasta l’elogio della spiaggia di Grottammare, la quale, afferma, è ricca di sali minerali . Poi prosegue la descrizione geologica della cittadina rivierasca, dicendo che “…Per la sua posizione topografica, nel sottosuolo essa è attraversata da ricchissime correnti d’acqua, che dalla regione montuosa infiltrandosi, sgorga nel mare, proprio in vicinanza della spiaggia, diluendo tutti quei sali minerali che contiene e che certamente hanno “proprietà radioattiva” ( Sic!), acquistate negli strati di roccia delle viscere della terra!”
L’autore prosegue ribadendo che i Romani amavano i luoghi dove c’erano terme naturali e lì costruivano le proprie ville, sfruttando le sorgenti termali inglobandole nelle loro sontuose abitazioni.

Questa notizia dell’ esistenza di acque termali a Grottammare ci viene confermata dall’avvocato Giuseppe Speranza, che sul cadere dell’800, appassionato di storia locale, scriveva nella sua “Guida” ( 1889) : “…Una sorgente ferruginosa , piccola, scaturisce nella valle del Tesino in predio Ravenna, ad un chilometro dal paese, inserviente ad usi medicinali..(è) molto satura di ferro, con pronunciato sapore acidulo…”, ma in questo caso non si tratta di una sorgente marina. Nell’apprendere queste notizie, soprattutto quella sull’esistenza delle polle termali che sgorgavano nella profondità nell’acqua del mare, restiamo perplessi, perché ciò oggi non avviene più.

Allora forse il mistero si potrebbe ragionevolmente spiegare con l’ultima grande frana di Grottammare, avvenuta alle ore 22 circa del 9 maggio 1928, ossia 5 anni dopo quanto scritto dal Mastropasqua-Grillo: “ ..In questa rovinosa frana perirono una ventina di persone e che ancora più gravi conseguenze avrebbe potuto avere, se un treno viaggiatori non avesse potuto arrestarsi in tempo…Scivolò una parte della collina, producendo un’ improvvisato isolotto in mezzo al mare, sopra il quale si elevavano querce centenarie ancora in piedi…” Di queste querce raccontavano gli anziani ai bambini di allora, che ascoltavano con stupore, immaginando questo scenario apocalittico quanto mai curioso… Delle querce che si elevavano dalle acque…Ma certamente lo sconvolgimento franoso provocò una modificazione nel sottosuolo, tanto che il fenomeno delle polle d’acqua termale calda sottomarine cessò improvvisamente nel ’28, contemporaneamente alla frana.