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Mozambico alle urne con i soliti noti: il Frelimo è la lepre

MozambicoDa Maputo, Davide Maggiore
A Maputo, nel silenzio elettorale, c’è un nome che comunque risuona più forte. È quello di Filipe Nyussi, ministro della Difesa e candidato presidenziale del partito di governo, il Frente de Libertacao de Moçambique (Frelimo) alle elezioni generali del 15 ottobre. Anche dopo il silenzio elettorale dichiarato lunedì mattina il volto sorridente di Nyussi resta in ogni angolo della città, sui cartelloni a fondo rosso con gli slogan del partito. TVM, la televisione nazionale, ha aperto ogni notiziario coi suoi discorsi, negli ultimi giorni. “Noticias”, il quotidiano più diffuso, ne tesse le lodi.
Governativi favoriti. Ascoltando la gente della capitale sembra che solo il Frelimo possa vincere queste elezioni. Ma il partito di governo è anche l’unico a poterle perdere. “La gente è stanca, dopo tutti questi anni”, dice qualcuno, ricordando che dall’indipendenza in poi il Mozambico non ha conosciuto governi a guida diversa. E c’è anche chi – in assenza di sondaggi recenti – si spinge a fare ipotesi: “Se Renamo e Mdm fossero stati insieme, allora le cose sarebbero potute andare diversamente, ora speriamo nel secondo turno…”, dice qualcuno. Renamo e Mdm sono le due forze d’opposizione, gli ex ribelli della Resistencia Nacional Moçambicana (che candidano alla presidenza per la quinta volta il loro leader storico Afonso Dhlakama) e il Movimento Democratico de Moçambique guidato dal sindaco di Beira – la seconda città del Paese – Daviz Simango. I due leader di minoranza puntano su stili assai diversi tra loro: Dhlakama sfrutta una retorica trascinante e trovate a effetto. Durante l’ultimo comizio ha scandito al microfono i numeri dei suoi cellulari, invitando i mozambicani a riferirgli i loro problemi. Il sindaco di Beira, invece, rivendica i buoni risultati della sua amministrazione, come il pagamento immediato degli stipendi arretrati dei dipendenti pubblici. Una misura che, se sarà lui il prossimo inquilino della residenza presidenziale, Ponta Vermelha, ha promesso di replicare a livello nazionale. Difficile però che i due possano mettersi d’accordo anche se si arrivasse al ballottaggio: Mdm è nato proprio da una scissione di alcuni componenti della Renamo, stanchi della leadership incontrastata di Dhlakama. Il secondo turno, del resto, rimane più una speranza di alcuni che una vera ipotesi: nel 2009 il Frelimo ottenne il 76% dei seggi in Parlamento, anche se da allora ha perso importanti città come Beira, Nampula e Quelimane, tutte nel centro-nord. Ma la forza del partito è nelle campagne, privilegiate dall’attuale legge elettorale: “Qui i quadri locali del Frelimo sono sempre attivi, la gente non sente parlare che di quel partito”, continuano le fonti interpellate dal Sir.
Preoccupano servizi e corruzione. “Il governo comincia ad avere paura, però”, spiega un missionario cattolico, “a parole sono tutti del Frelimo, ma quando andranno a votare, chissà…”. Troppi i problemi rimasti irrisolti, soprattutto nel settore dei servizi. “Tutto quel che è pubblico non funziona bene – racconta un altro religioso – per ottenere un documento ci vogliono mesi, a volte si riceve quando ormai è inutile e nelle farmacie statali mancano anche le medicine, a volte”. C’è poi la questione della corruzione, che si percepisce soprattutto a livello quotidiano. I partiti d’opposizione hanno persino accusato il Frelimo di pagare i partecipanti alle manifestazioni pubbliche pro-Nyussi, sospetto, però, ritorto anche contro di loro. In questo scenario, il favorito per la vittoria cerca di giocare allo stesso tempo la carta della tradizione e quella dell’innovazione. “La lotta contro la povertà continua”, recitano gli striscioni appesi sui viali principali della capitale. Una promessa di cambiamento, ma anche un riferimento allo slogan tradizionale del Frelimo, “a luta continua”. Non c’è stata, però, solo propaganda nella campagna elettorale: scontri sono avvenuti soprattutto nel nord tra sostenitori di Frelimo e Mdm. La prospettiva di un’instabilità post-elettorale preoccupa, oltre alla popolazione, anche le compagnie multinazionali (come la statunitense Anadarko, l’anglo-australiana Rio Tinto, la brasiliana Vale e l’italiana Eni) che hanno attualmente in concessione vasti giacimenti di carbone, petrolio e gas naturale, causa prima della crescita record – ma ineguale – dell’economia mozambicana degli ultimi anni.